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In questo periodo in cui abbiamo raccolto tante storie di civic hacking, abbiamo avuto conferma di una cosa: fare civic hacking è difficile. Molto. Oltre a doversi aggiornare costantemente, oltre ai problemi economici (viviamo in un Paese in cui "sostenibilità" è solo una parola accentata), oltre al tempo, bisogna scontrarsi con la società, con le norme, con i pregiudizi. Oggi parliamo di questo.
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La Caporetto dell'Open Data
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Un bel giorno di qualche mese fa, Fabio Disconzi decide di fare un esperimento con gli Open Data della regione in cui vive. Dato che è parecchio fortunato, i dataset sono puliti e utilizzabili. Dato che è parecchio sfortunato si scontra con una pletora di persone che non capiscono né cosa siano gli Open Data né il perché i dati - pubblici - si trovino nel sito del buon Disconzi. Tra minacce di querele e di class action, Fabio ha "capito che non ce la possiamo fare. Ho alzato bandiera bianca. Serve fare alcuni passi indietro (centinaia?) e prima di andar avanti con mastodontici piani di sviluppo tecnologici dobbiamo chiederci se la società italiana è pronta ai nuovi modelli di trasparenza e di comunicazione offerti dagli opendata. No la società non è pronta ed eccone una lampante dimostrazione".
Racconta tutte le sue vicende su questo blog post e su questa discussione in Spaghetti Open Data.
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Beni confiscati e silenzio
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Era luglio del 2016, faceva caldo e a Catania c'era motivo di festeggiare: per un bene confiscato era stato avviato il percorso che avrebbe portato a ri-affidarlo alla comunità. Dopo circa un anno, il percorso giunge alla sua naturale conclusione: il bene viene affidato e Cristiano Longo ci racconta che "in città siamo tutti moderatamente entusiasti di questa cosa: probabilmente è la prima volta che il regolamento, approvato nel 2014, viene attuato per decidere la destinazione di un bene. Tuttavia ho verificato (magari ho dimenticato qualcosa ma non credo) che da quel giorno più nessuna notizia su questo bene confiscato troverà traccia sul sito del comune". Quindi il suddetto bene è in un limbo: affidato, ma non consegnato. Utile, ma bloccato.
Cristiano non si arrende e prova altre vie (e le racconta nel suo blog), ma è tuttora attorniato dal silenzio dell'Amministrazione.
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Italia digitale: pasticci e PA
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Questa è la storia di "Avanzamento trasformazione digitale", il nuovo progetto di AgID, l'Agenzia per l'Italia Digitale. Il compito dell'Agenzia è - più o meno - dare le indicazioni alle Amministrazioni su come comportarsi con tutto ciò che è digitale: "contribuire alla diffusione dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, favorendo l'innovazione e la crescita economica". Si parla di standard, linee guida, regolamenti e altre facezie legate al coordinamento, ma non solo, dei servizi online delle PA. Loro saranno i primi ad applicare le indicazioni, giusto? Sbagliato, Daniele Crespi in questo blog post ci racconta che non è così e ci troviamo di fronte al classico caso di "predica bene e razzola male".
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Anticorruzione pop di Leonardo Ferrante e Alberto Vannucci, Edizioni Gruppo Abele
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“La corruzione è quell'insieme di attività variegate e, a volte sfuggenti, che rompe il legame di fiducia [tra chi amministra la cosa pubblica e i cittadini]". Così Ferrante definisce la corruzione a Radio Popolare. Questo è un libro su cosa significa gestire risorse che sono di tutti e su come rispondere alla suddetta mancanza di fiducia.
"L’Italia è piena di persone straordinarie e portatrici [...] di competenze, volenterosi di accompagnarti in questo percorso. [...] Gli inglesi li chiamerebbero civic hacker [...]. Puoi cercarli o renderti disponibile se ti cercheranno, per offrire il tuo aiuto. Per la tua comunità monitorante, una competenza tecnica in campo informatico è preziosa quanto l’abilità nell’orientarsi nella sostanza dei contenuti".
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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