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Questa settimana partiamo da "Internet e il cambiamento sociale", il titolo del panel di cui saremo ospiti il 7 ottobre all'Internet Festival, per riflettere su due cose specifiche:
- Internet non ci salverà tutti;
- per sopravvivere anche gli atti di civic hacking hanno bisogno di energie esterne.
Questi due punti non sono contrapposti, bensì complementari. Pensare che il web sia una specie di bacchetta magica è miope e riduttivo: è uno strumento e, come tutti gli strumenti, l'utilità che ne ricaviamo dipende dall'uso che se ne fa (hai mai provato a mangiare una minestra con un forchettone?). Pensare che il civic hacking basti a se stesso pecca ugualmente di miopia: le persone parlano (anche usando Internet) e trovano nuove soluzioni, contaminandosi.
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Sabato prossimo Donata Columbro ci farà da anfitrione. Oltre ad essere una giornalista, è anche un'attivista: lavora con Produzioni dal Basso, change.org e Ricostruzionetrasparente. Quest'ultimo, in particolare, è un progetto di civic hacking e monitoraggio civico (che non sono la stessa cosa, ma ci torneremo) che riguarda "il monitoraggio del processo di ricostruzione del Centro Italia dopo i terremoti del 2016 e 2017".
Funziona perché un'associazione (onData), una ONG (ActionAid Italia) e un'iniziativa di civic hacking (TerremotoCentroItalia, di cui abbiamo già abbondantemente parlato) lavorano insieme, contaminandosi e mettendo in comune risorse diverse (tempo, denaro, competenze, persone).
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Daniele Fadda e Viola Bachini fanno parte del team che ha realizzato Demal Te Niew, un documentario web sulle migrazioni di ritorno tra Italia e Senegal, pubblicato su L’Espresso. Oltre a video, interviste e dati, sono state pubblicate anche analisi e visualizzazioni di alcuni dati (ad esempio, l'analisi dei dati legati al traffico telefonico da e per il Senegal). Demal Te Niew è civic hacking? Forse no. Forse, però non è la domanda fondamentale che dobbiamo porci. Forse dobbiamo chiederci cosa possiamo imparare da questo webdoc, che usa gli open data (oltre ad altre cose) per raccontare una storia, per analizzare un fenomeno a partire da un punto di vista inusuale.
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Le soluzioni migliori nascono da persone diverse che si parlano e si confrontano. Questa contaminazione aiuta la circolazione di idee (e di soluzioni).
Che succede se mappatori ed esperti del mondo digitale incrociano i loro cammini? Si possono fare cose come progetti di crisis mapping, ovvero mappe con informazioni raccolte in maniera collettiva sui social media, collaborando con organizzazioni internazionali, enti governativi e ONG per rispondere alle situazioni di emergenza frutto di disastri naturali e di crisi umanitarie (che è esattamente quello che fa Valeria Villan per Standby Task Force).
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Cambiamo tutto! La rivoluzione degli innovatori di Riccardo Luna, Editori Laterza
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Riccardo Luna ha scritto un libro sull'innovazione senza permesso, su Internet e sull'ottimismo. Il punto centrale di questo libricino di 163 pagine è proprio che senza la Rete in Italia non sarebbe possibile fare molte delle cose che si stanno facendo. Ci sono piaciute molto le storie che l'autore ha raccolto: chiare, interessanti e copiose. Ci è piaciuto molto meno il tecno-entusiasmo legato all'idea che Internet ci salverà tutti (i disoccupati, le Pubbliche Amministrazioni, i cittadini, gli studenti, i maestri, e via discorrendo), come se bastasse un mezzo, invece di un fine. Un saggio scorrevole, ma da affrontare con spirito critico.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come abbiamo già detto, la mattina del 7 ottobre saremo all'Internet Festival in un panel intitolato "Internet e cambiamento sociale", di cui trovi tutti i dettagli a questo link (passa a sentire quello di cui discuteremo con le altre persone nominate in questo numero!). Se questo è il primo numero della newsletter che ricevi, prova a curiosare nell'archivio per capire com'è questa pubblicazione di solito.
Come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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