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Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Partecipazione civica: sì, no?
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La partecipazione civica è un tema piuttosto spinoso. Se da una parte siamo grandi sostenitori dell'idea che - come civic hacker e come cittadini - bisogna sfruttare al meglio le porte che vengono aperte, dall'altra abbiamo partecipato a troppi processi partecipativi in cui, di fatto, le porte aperte erano tende di carta velina che mascheravano muri di cemento armato, in cui la porta, non solo non c'era, ma non era nemmeno stata considerata nei piani di costruzione.

In più, i processi partecipativi sono solo a partire dalle Amministrazioni Pubbliche o possono essere generati anche autonomamente?

Ultimo punto: è possibile che la partecipazione non sia solo un momento nella storia della relazione tra cittadini e città, oppure è destinata a restare una cosa a spot?

Qui vi lasciamo qualche spunto, parliamone (magari su Twitter, così la conversazione può coinvolgere più persone)!

PREFERIREMMO RELAZIONARCI, NON PARTECIPARE

Partecipazione civica: corso base

Sia che tu sia una persona all'interno della macchina pubblica, sia che tu ti riconosca "solo" come abitante, forse non hai mai sentito parlare di partecipazione. Forse ne hai un'idea confusa. Forse pensi "piuttosto di niente...".
Puoi capire cosa significa partecipazione a partire da questo webinar di FormezPA. Nei primi trenta minuti, Laura Manconi di FormezPA ci presenta come dovrebbe essere la partecipazione, quali sono i rischi nel farla male, cosa possono aspettarsi i cittadini e gli amministratori dai processi partecipativi, che - e quanti - soggetti vanno coinvolti, se i progetti vanno attivati dall'alto (PA) o dal basso (cittadini).

Promesse, meglio non sottovalutarle

Partecipare è un verbo che contiene in sè un'aspettativa: avere un impatto concreto con le proprie azioni. Se un bambino in classe partecipa, vuol dire che contribuisce a creare un certo clima all'interno della sua classe, un'identità all'interno della classe stessa e, perché no, ricerca una certa soddisfazione personale. Immagina se al bambino l'insegnante dicesse: "devi partecipare di più!" e ogni volta che alza la mano la risposta fosse: "smettila di farmi perdere tempo!", che succederebbe? Per la partecipazione civica è un po' la stessa cosa: farla male, non raccogliere le istanze, scoraggiare i partecipanti non tenendo traccia di ciò che emerge ha lo stesso identico effetto dell'insegnante di cui sopra.
Non ci credi? Leggi questo post di Matteo Tempestini, di TerremotoCentroItalia, conciso, ma efficace.
 

Ha senso a posteriori?

La risposta è no: quando i giochi sono fatti, partecipare - e chiedere di farlo - significa perdere tempo.
Ne parla diffusamente Vitalba Azzollini (partendo da una riflessione sulla formulazione legistativa del FOIA), in un articolo per lavoce.info, in cui dice, tra le altre cose, che: "Il decreto legislativo sulla trasparenza della pubblica amministrazione parla anche di 'partecipazione'. E ciò porta a pensare che i cittadini riescano finalmente a 'prendere parte' ai processi decisionali, mentre hanno solo un ruolo di controllo".
 

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Il futuro della democrazia di Norberto Bobbio, Einaudi

Prima di riflettere su cosa significa partecipazione, abbiamo sentito l'esigenza di rimettere nella sua giusta cornice la parola democrazia. Questa raccolta di scritti di Bobbio nasce proprio con l'idea di essere filosofia divulgativa e stimolare la riflessione attorno al concetto di democrazia. Parla del futuro della democrazia (che non è morta, ma neanche in piena salute), di democrazia rappresentativa e democrazia diretta, dei vincoli della democrazia stessa.
Partendo dall'assunto che "si può definire la democrazia nei modi più diversi, ma non vi è definizione che possa fare a meno d’includere nei suoi connotati la visibilità o trasparenza del potere", Bobbio ci ha permesso di riflettere su vari aspetti della democrazia - e partecipazione -, sul chi debba effettivamente prendere le decisioni all'interno di un processo democratico e sul perché non sempre far decidere tutto a tutti è una buona idea.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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