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Negli ultimi tempi abbiamo visto immagini e status che recitavano "la frase più pericolosa della storia è: 'si è sempre fatto così!", in diverse forme e variazioni. Al di là dell'effetto "cioccolatino", dobbiamo ammettere che una delle cose che ci sta piacendo di più di questo periodo è che ci viene costantemente ricordato che tentare, sperimentare e provare siano abitudini più diffuse di quanto sembri. Ci piace scoprire che, per moltissime persone e realtà che citiamo, non solo il "si è sempre fatto così" non esiste, ma la risposta all'affermazione è concreta e quasi rabbiosa: ce li immaginiamo dire "eh, no, cavolo. Vuoi che non si possano fare le cose in modo diverso?". Per noi questo tipo di approccio è attivismo. E lo intendiamo volutamente nel senso più largo possibile: la nostra vicina di casa che fa volontariato con i migranti perché "volevo capire come stanno le cose", i nostri amici che "vabbè i dati, ma la licenza fa veramente schifo", noi che cerchiamo di uscire dal pericoloso stato mentale del "le cose succedono solo altrove". Questa settimana parliamo di attivismo insomma.
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Cittdinanza attiva, ONG, volontoriato, non-profit, politica, auto-organizzazione, sociale, soggetti deboli. Cosa significa attivismo civico? Dove lo possiamo collocare? Giovanni Moro, per Treccani, ci spiega che "il fenomeno che stiamo mettendo a fuoco è invece strutturalmente autonomo. Ciò significa che esso non ha luogo in dipendenza o in connessione, anche nella forma della contrapposizione, con il potere politico e amministrativo, ma in relazione a problemi, situazioni, necessità della realtà". Il post è lunghissimo, va letto con calma, ma è un punto di partenza fondamentale. Oltre a spiegare cosa significa attivismo, che relazioni ha con il volontariato, perché è un'anomalia tutta italiana, ci spiega anche com'è stato raccontato e in quali ambiti gli interventi spontanei sono considerabili attivismo. Ma soprattutto ci fa capire perché è una cosa fondamentale.
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In parole molte povere, il senso civico è quella fiducia negli altri che si incanala nel desiderio di migliorare il bene comune, gli spazi pubblici e, in generale, le cose che sono di tutti.
In Italia sembra distribuito un po' a macchia di leopardo: apparentemente il Trentino è il paradiso, il Sud la Morte Nera. Come sempre, le cose non stanno così (anzi, è parecchio irritante che questo tipo di stereotipi continuino ad essere perpetuati) e, come sempre, possiamo portarne un esempio concreto. Si tratta di Confiscati Bene: un progetto di monitoraggio civico sui beni confiscati alla mafia che abbiamo visto nascere. Occuparsi dello spazio civico significa (anche) vigilare su di esso. Significa anche allargare il gruppo di chi se ne può prendere cura. Significa anche raccontarne i successi. Dopo due anni di lavoro, il gruppo L'Espresso e Confiscati bene lanciano Riprendiamoli, una web serie per raccontare "storie di buona gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia in Italia. Esempi virtuosi che riguardano immobili, aziende, opere d'arte e auto di lusso". Il video della prima puntata si trova qui, le altre arriveranno nelle prossime settimane.
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Mettere un "solo" davanti a qualcosa è il modo migliore per non occuparsene (è solo aria, sono solo auto sulla spiaggia, è solo una carta per terra). Oltre a delegare ad un'entità invisibile risolvi-problemi, ci deresponsabilizza, isolando il "solo" dal resto, facendone un'eccezione: se è solamente una cosuccia, nel grande quadro delle cose non conta; se è solo quello, non è anche quell'altro; se è solo una cartaccia (e non un problema di rifiuti) non è grave. Quindi, il fatto che l'EEA (European Environmental Agency) pubblichi solo una mappa sulla qualità dell'aria europea in cui mancano solo i dati italiani è una bazzecola. Come è una bazzecola il fatto che molti attivisti stanno solo costruendosi delle centraline casalinghe. Come è una bazzecola il fatto che un giornalista ci abbia solo scritto un articolo che mette in evidenza solo la mancanza di copertura omogenea dei dati sul livello nazionale. Solo. Che invece no.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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La Gente - Viaggio nell'Italia del risentimento di Leonardo Bianchi, Minimum Fax
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Finora abbiamo segnalato libri che avevamo letto, un po' perché consigliare qualcosa senza averlo affrontato ci sembra una scorciatoia, un po' perché non siamo attentissimi alle novità del mercato editoriale (forse in maniera un po' snob, pensiamo che nuovo non sia uguale a migliore). Questa settimana, però, ci siamo imbattuti in questo saggio che ci incuriosisce moltissimo. Tu l'hai già letto? Cosa ne pensi?
L'autore analizza il risentimento che spesso anima (e, conseguentemente, fa agire) il "popolo dei forconi": quelli pronti a metterti alla gogna, quelli pronti a vedere e credere ai complotti, quelli che manifestano senza sapere bene perché. Ecco, nonostante stiano agendo, non stanno facendo attivismo. L'attivismo implica una certa intenzionalità, oltre all'azione. Implica anche un giusto equilibrio tra il voler cambiare le cose e la volontà di risolvere un problema concreto (dire "vorrei la pace del mondo" non fa di te un attivista per la pace, al massimo ti candida come Miss Universo; dire "qualcuno pensi ai bambini" non fa di te un attivista per i diritti dell'infanzia, al massimo ti fa entrare nella schiera dei superficiali; dire "va tutto a rotoli", non fa di te un attivista civico, al massimo ti fa entrare nel sottofondo grigio e informe a cui nessuno fa caso).
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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