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Se ti dico "maker" a cosa pensi? Stampanti 3D, FabLab, DIY, giusto? In un certo senso sì, ma allargando il punto di vista le nostre nonne erano le "maker" per eccellenza: stampante 3D? I ferri da maglia gli fanno un baffo. FabLab? Nessuno ha mai sperimentato più di una nonna nella cucina di casa (avevano addirittura gli incontri settimanali con gli esperti). DIY (Do It Youself, ossia fare le cose da sè), hackerare i processi, inventare dal niente? Abbiamo visto una delle nostre nonne fare il burro dal latte appena munto con un barattolo di vetro (e una buona dose di caparbietà), perché voleva assolutamente fare una crostata.
Oggi non parliamo di passato del civic hacking (per quello ci vediamo fra un paio di mesi), ma di strumenti che possono sembrare una cosa, ma sono un'altra. Di ingredienti, se vuoi. E della necessità di allargare lo sguardo: oltre la componente tecnologica, oltre i trend del momento e oltre, perfino, alle etichette che ci mettiamo (o ci mettono) addosso.
Ps. Mailchimp ci avvisa che la lista degli iscritti a questa newsletter è cresciuta nelle ultime settimane. Se questo (o lo scorso) è il tuo primo numero: heilà (devi immaginarci mentre scuotiamo la manina)! Se vuoi curiosare tra i numeri passati, li trovi a questo link.
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Sai cosa ci piace dei maker (e delle nonne)? Che, spesso, hanno voglia di insegnarti qualcosa. Sai cosa ci piace meno? Che spesso non hanno voglia di raccontarsi. Sai chi è Tina Anselmi? Per noi, è una concittadina, prima che una eminente politica. Perché? Dopo aver militato tra i partigiani, essere la prima donna diventata ministro in Italia e aver presieduto una commissione parlamentare sulla P2, ha speso ore interminabili a raccontare cosa questo ha significato per lei e per l'Italia. A Castelfranco Veneto, in particolare, è stata ospite di moltissimi incontri pubblici, non solo di presentazione, ma anche di discussione. Non solo per adulti, ma, specialmente per bambini e ragazzi. Perché ti stiamo annoiando con questa signora ormai deceduta? Per dimostrarti in modo abbastanza empirico come raccontare quello che fai non è inutile: se lei non l'avesse fatto, per noi sarebbe stata solo un'altera vecchia signora.
Se non sei in una relazione d'amore con le storie - come lo è Erika - forse non sai da dove partire. Forse non sai come fare, cosa raccontare, che parole usare, che strumenti. Il nostro consiglio è partire da questo blogpost di Luisa Carrada per il Digital Update, continua a curiosare nei blog a cui rimanda, prendi nota di cosa ti piace dei blog che segui, scegli un paio di canali YouTube da seguire, ascolta qualche podcast e sviluppa un'urgenza per il racconto. Poi comincia a raccontare, prima di tutto per te, in privato; poi in pubblico, con qualcosa che ti fa sentire a tuo agio (ti piace Twitter? Preferisci Instagram? Il buon vecchio blog?). Se la parola "raccontare" non ti fa sentire a tuo agio, sostituiscila con "documentare" (crescenza o stracchino è lo stesso formaggio).
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Aggiungi un pizzico di creatività
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Ti è capitato di vedere Big Hero 6? Si tratta di un lungometraggio animato adorabile che ha come protagonista Hiro Hamada, un quattordicenne geniale (e un buffo robot di nome Baymax, ma stiamo divagando). Hiro deve costruire qualcosa di spettacolare per vincere un concorso per entrare a far parte dei laboratori del San Fransokyo Institute of Technology (un mix tra il MIT e gli uffici di Google). Il problema è che Hiro è bloccato, niente di quello che prova funziona. Il fratello maggiore, impietosito, lo prende per le caviglie e lo scuote incoraggiandolo a cercare una prospettiva diversa.
Un po' quello che ha fatto Emily Temple-Wood con Wikipedia. Stanca di essere molestata nell'enciclopedia libera più grande del mondo, ha preso le metaforiche caviglie in mano e ha iniziato ad agitare le cose. Così è nato WikiProject Women scientists, un progetto all'interno di Wikipedia per creare voci di scienziate donne perché "un preconcetto in Wikipedia fa sì che le donne che si occupano di scienza siano tristemente sottorappresentate". Il progetto, al momento, ha contribuito a più di 6.700 modifiche grazie a quasi 100 utenti.
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Fare degli errori è capitato a tutti. La cosa difficile è imparare a sbagliare in maniera costruttiva. Pensando alle nonne, non è importante non bruciare la torta, ma, nel caso capitasse di bruciarla, capire perché (il forno nuovo? La temperatura troppo alta?) e rimediare.
"Non si tratta di dire soltanto “almeno c’ho provato, sempre meglio che non provarci”. Si tratta piuttosto di passare a dare un valore alla parte di insegnamento e apprendimento, che è sempre maggiore nelle cose che non funzionano. Si tratta di preparasi mentalmente ad una situazione di incertezza" è il modo forbito che ha adottato Matteo Gori per Senza Filtro. I prototipi, gli errori, le torte bruciate sono fondamentali per imparare a fare quella meravigliosa crostata da servire per merenda (e sì, fare civic hacking è praticamente come fare una crostata).
Dopodiché, non vedrai mai una torta bruciata a casa delle nonne (ma da qualche parte sono nascoste di sicuro).
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Lo zio Oswald di Roald Dahl, Longanesi
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Se cerchi un libro che parli di gestione delle risorse, personalità egocentriche e ricadute sulla squadra di lavoro (e che ti faccia fare anche qualche risata), questo è il libro per te. Pubblicato nel 1979, questo romanzo è tutto quello che ci si aspetta da Dahl, con un pizzico di malizia in più (non credere però che questo lo faccia rientrare nel pantheon della letteratura erotica, perché proprio non è così).
Come avrai intuito, non è saggistica e non parla direttamente di civic hacking (d'altra parte, quasi nessuno dei libri che ti consigliamo lo fa), ma è comunque una lettura stimolante (sì, il doppio senso è voluto).
Oswald si fa prendere dall'entusiasmo per una nuova tecnologia (una versione magica del Viagra), ne cerca un utilizzo, forma una squadra per risolvere il problema, trasforma la sua esperienza in un (piuttosto profittevole) sistema. Affronta delle difficoltà, si scontra con personalità ingombranti, diventa a sua volta una personalità ingombrante, propone la sua soluzione creativa, ha successo, fallisce, riprova. Non dirci che non è esattamente quello che facciamo quando facciamo civic hacking!
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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