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In un mondo ideale, civic hacker e giornalisti dovrebbero andare d'amore e d'accordo. I cittadini fanno, i giornalisti raccontano.
In un mondo ideale (e con questo ideale intendiamo che appartiene al mondo delle idee, non un sinonimo di perfetto), ognuno dovrebbe avere il proprio ruolo definito, i confini sarebbero netti, le competenze chiare e distribuite.
In un mondo ideale, che noia! A noi piacciono i giornalisti hacker, i civic hacker giornalisti e chi più ne ha più ne metta. Non vogliamo dire che è necessario che tutti facciano tutto: se fai dell'eccellente civic hacking, di certo non devi trasformarti in un/a giornalista (mediocre o eccellente che sia). Se sei un/a professionista del giornalismo, forse, metterti a smanettare non cambierà la tua professionalità. In entrambi i casi, vedere una possibilità cambia le cose.
Questa settimana la parola d'ordine è contaminazione. Inizia dal Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, che partirà l'11 aprile. Curiosa, leggi i tweet (#ijf18 è la cosa da cercare), scopri i video del festival su YouTube. E se non fai parte dei professionisti del giornalismo, fa niente. Nemmeno noi lo siamo, eppure, negli anni abbiamo scoperto cose più che interessanti. Gli organizzatori hanno già fatto parte del lavoro per te e gli incontri sono divisi per argomenti, oltre che per giornata. Dal vivo o sul web, non hai davvero scuse per non partecipare.
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Assolutamente da non perdere
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Tra calcio, privacy, AI, Europa e giornalismo ce n'è per tutti i gusti. Li riconosci nel programma dal colore arancio.
Fra tutti, noi sicuramente recupereremo quello dal titolo "Giornalismo investigativo e l'arte di usare la legge per l'accesso alle informazioni (FOI)". Il FOI (il principio) e il FOIA (la norma) sono strumenti fondamentali per fare civic hacking, sebbene complessi. Poter accedere alle informazioni è il passo zero per fare qualsiasi cosa. Ci interessa perché:
- siamo nerd;
- siamo convinti che sapere quali siano i diritti di cui godiamo (in questo caso, accedere alle informazioni) sia spesso sottovalutato;
- il panel è internazionale e i curricula di chi sarà sul palco sono strepitosi.
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Due sulla disinformazione
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La scelta in questa categoria si fa ardua. Diciamoci la verità: se fossimo dotati di ubiquità, seguiremmo tutto. Di fake news (o bugie), ne abbiamo parlato qualche numero fa. Non solo perché è un argomento caldo. Comunque, tornando al Festival Internazionale del Giornalismo, dato che l'ubiquità ancora non l'abbiamo, vorremmo proprio seguire due cose. La prima è un esperimento dal titolo "Costruire e smascherare una campagna di disinformazione", ossia come manipolare i media per costruire una storia falsa. La seconda è, praticamente, il rovescio della medaglia, la propaganda computazionale. Detta così, sembra una cosa uscita direttamente dall'immaginario di Orwell (e, se avesse visto un computer, forse l'avrebbe immaginata davvero). Non ne sappiamo molto di più, se non che sono dei bot (programmi automatizzati) il cui unico scopo è diffondere bufale. Sembra interessante, no? L'intervento di intitola "Political bots, disinformazione a portata di mouse".
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Tre, social media stella!
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La categoria è tech & social media, il colore nel programma l'azzurro.
Ci ripetiamo? Meglio di no (ma anche tra queste proposte la scelta è dura e vorremmo seguire tutto).
In un raro attacco di "facciamo i bravi!", ci siamo concentrati su tre cose in particolare.
- "Il giornalismo può costringere le piattaforme alla trasparenza?", panel completamente in inglese in cui c'è, fra gli altri, Julia Angwin di ProPublica. Ci incuriosisce perché pone una domanda, di fondo, scomoda: a cosa servono i giornalisti oggi?
- "Esperienze di robot journalism nel Sud del Mondo", ossia droni, satelliti e sensori per fare giornalismo investigativo. Sicuramente qualche idea si può "rubare" per il civic hacking. In più si parla di India, Indonesia, Mozambico, Tanzania, Sudafrica, Kenya e Somalia, giusto per gradire.
- "Osservare la corruzione tramite i Big Data per conoscerla e combatterla", sui Big Data abbiamo opinioni contrastanti, sulla corruzione no. Riparte il futuro sembra un'esperienza da tenere d'occhio, al di là delle proprie opinioni su dati e affini.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Veleno di Pablo Trincia, prodotto da Repubblica
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Veleno è un podcast quindi, fisicamente, nella libreria di #CivicHackingIT non c'è. Ma non importa perché Veleno è una storia, un esperimento, un modo diverso di fare giornalismo. Questo podcast è anche una contaminazione di media, di voci, di giornalismi. Perché nel 2018 non esiste un modo solo di fare giornalismo, ne esistono molti. Come avrai intuito, non ha a che fare con il civic hacking, ma ci sono varie caratteristiche che li accomunano: il legame con il territorio, il processo di verifica, la necessità di vedere le cose da un altro punto di vista. Per questa settimana, forse è meglio augurarti buon ascolto!
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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