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Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Civic tech delle mie brame!
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Di tecnologie civiche - o civic tech, che dir si voglia - abbiamo scritto in occasione della Scuola di tecnologie civiche di novembre. Se hai tempo e voglia, puoi recuperare la newsletter dall'archivio. Questa settimana abbiamo voglia di tornarci perché, secondo noi, le tecnologie civiche sono una specie di evoluzione del civic hacking. Sempre più spesso ci troviamo a dire frasi come "le competenze devono essere pagate!" o "quanti fondi hai per questo progetto?", come se il denaro fosse una componente fondamentale dell'impegno civico. In parte, lo è (o dovrebbe esserlo). In parte no.

C'è una differenza tra impegno civico e lavoro civico. Come per il sociale. Qualche anno fa facevamo volontariato con un gruppo di ragazzi diversamente abili: andavamo al mare con loro, niente di troppo impegnativo per noi. Non era il nostro lavoro. Lo facevamo nella settimana che ci era più comoda. Alcuni degli altri volontari erano educatori che avevano a che fare con (altr)i ragazzi diversamente abili per lavoro. Di sicuro, per nessuno di noi era un impegno permanente: il lavoro è un'altra cosa. Ecco, anche il civic tech è un'altra cosa, puoi scegliere di fare volontariato in quell'ambito, ma se è un lavoro civico che fai gratuitamente c'è qualcosa che non va.

Come camminare su un filo...

Civic hacking, civic tech, che confusione!

Questa settima Matteo ha lavorato ad un blogpost per rispondere alla domanda: "civic hacking e civic tech sono la stessa cosa?". Il discorso è ovviamente lungo e complesso, ma da qualche parte bisogna cominciare a pensarci.
"Il civic hacking nasce dal basso, non sempre si pone questioni economiche (almeno nella fase iniziale) ed è frutto di sforzi volontari. Nel fare propria l’attitudine hacker, non è detto sia necessaria una relazione con le istituzioni, almeno in generale. Fare civic hacking significa (anche) occuparsi di tecnologia, ma non è mai l'obiettivo principale. Il civic tech, invece, è totalmente concentrato sulle tecnologie e su come esse possano aiutare i cittadini a relazionarsi con le istituzioni".

Equilibrio, come si fa?

Bisogna "fare attenzione affinché i progetti bottom-up non vengano solamente utilizzati come esca per hipster, costruendo nuovo benessere transitorio. Questo processo rischia di depotenziare le iniziative nate dal basso, nonché di mettere il decisore (pubblico) in una situazione di delega totale delle responsabilità, non costruendo un rapporto virtuoso tra la fase strategica top-down e quella tattica bottom-up". Dopo la Scuola di tecnologie civiche, Daniele Bucci ha riflettuto su cosa significa la parola "civico" abbinata alla tecnologia, incappando nel bisogno di definire anche il rapporto tra umanità e tecnologia. Il blogpost non ti spiegherà cosa è civic tech, ma un po' di riflessione ampia non fa mai male.

Civic tech = gov tech?

A questo punto, che differenza c'è tra civic tech e gov tech? Per Andrea Fox, autrice di questo blogpost per EfficientGov, "Civic tech is technology that enables greater participation in government or otherwise assists government in delivering citizen services and strengthening ties with the public", mentre "govtech is a market, an industry or types of technology products".
Quanto è fondamentale inoltrarci in un'altra definizione, in una parola diversa per chiarire il rapporto tra città e tecnologie? Non bastano quelle che ci sono già? Forse no, forse sì. Forse, introdurre un'altra "parola" servirà a pensare ad un altro pezzetto di strada da fare.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

CivicTech. Making technology work for people di Andrew R. Schrock, Rogue Academic Press 

Prima di tutto, questo libro è scritto in inglese, se non sei fluente in questa lingua, ci dispiace molto: per questa settimana salti (o, meglio, recuperi uno dei libri che abbiamo consigliato in passato).
Andrew Schrock è un tecnofilo: crede nella possibilità che la tecnologia possa aiutare le città. In questo saggio, fa una panoramica sul mondo del civic tech negli Stati Uniti, racconta le storie di chi se ne occupa con successo e si spinge fino a consigliare come cambiare in meglio il processo di governo. Nonostante la formazione, l'autore non si ferma alla tecnologia: scrive un saggio divulgativo, leggibile e ricco di spunti che abbiamo sottolineato in vari punti.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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