[NOTA]
Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Fatica e cambi di programma.
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Questa settimana avremmo voluto fare una newsletter sulla scalabilità dei prototipi civici.

Poi sono successe due cose.

La prima, il 25 aprile abbiamo fatto una lunga chiaccherata sul Forum OGP (a cui Matteo ha partecipato come portavoce di Spaghetti Open Data). La seconda riguarda un civic hacker senza risposte. Se lavori in qualche Pubblica Amministrazione (sia da dipendente che da fornitore), non è un attacco personale: capiamo che fai quello che riesci, ma vederla dall'altro lato può esserti utile. Se vuoi fare civic hacking, sappi che può essere frustrante e faticoso. Voler fare non basta: potresti rimbalzare su muri di gomma, non trovare nessuno che ti ascolta e, perfino, fallire miseramente.

Non vogliamo scoraggiare nessuno, solo metterti in guardia. Forse siamo noi che sentiamo un po' di fatica, forse le cose sono un po' più complesse.

Che succede?

Silenzi pesanti

Di Andrea Borruso abbiamo già parlato qualche volta: è un civic hacker siciliano e, qualche volta, fa da "comitato di controllo" per alcune iniziative pubbliche che gli stanno particolarmente a cuore. Non lo fa (sempre) per lavoro, ma, spesso, racconta come va a finire in maniera pubblica. Giovedì (26 aprile) ha pubblicato questo blogpost su Medium: "Il 13 marzo 2018 ho fatto una segnalazione al “Difensore civico per il digitale”, tramite la pagina dedicata del sito dell'Agenzia per l’Italia Digitale” (AgID) [...] su un comune che a mio avviso non rispetta la “legge Stanca” [...] per dare inizio a una campagna ideata in seno a onData e gli esiti della risposta li avremmo voluti usare per definirla bene e poi eventualmente lanciarla". onData è l'associazione di cui Andrea è presidente, ma il motivo per cui la segnalazione è partita è ininfluente. Una risposta c'è stata (puoi leggerne la versione integrale su questo blogpost): c'è voluto solo un giorno (avranno aiutato applausi e retweet?), ma il contenuto è scoraggiante, a dir poco. Facendo un'addizione piuttosto elementare, pare che per una risposta di qualche tipo - se arriva - ci vogliano 150 giorni (circa 5 mesi)... A noi sembra tantino, ma forse non capiamo la complessità sottostante.

Scusa se ti rispondo in ritardo

"La caratteristica distintiva di una conversazione è l’attesa di una risposta. Se non ci fosse sarebbe un monologo. Quando parliamo di persona, o al telefono, le risposte arrivano quasi subito: quando smettiamo di parlare, l’altra persona risponde in media dopo appena duecento millisecondi". Forse questa frase di Julie Beck per l'Internazionale racchiude molte delle cause della frustrazione che ci prende quando interagiamo con le amministrazioni: ci aspettiamo di essere in una conversazione (non è detto che sia così), ci aspettiamo una risposta ragionevolmente veloce (vedi sopra), ci aspettiamo di sapere come funziona una conversazione (di nuovo, non è detto che questa affermazione sia vera). L'autrice dell'articolo, ovviamente, parla di comunicazione interpersonale, di messaggi e di mail, non strettamente di comunicazione con le istituzioni, né di civic hacking. Riflettere sulle aspettative legate alle conversazioni fa comunque bene.

Se ti dicessi che le tue sono scelte sbagliate?

Riflettendo sul Forum OGP, Matteo si è trovato a chiedersi se, decidendo di partecipare, non avesse preso una decisione sbagliata. O una serie di decisioni sbagliate (ne scriverà nelle prossime settimane, se siete curiosi). In questo post, Annamaria Testa si chiede se "l’errore di giudizio derivi dalla mancanza di informazioni, e quindi da un’oggettiva impossibilità di prevedere i fallimenti futuri. O se sia causato da una cecità soggettiva, e apparentemente inspiegabile, nei confronti di elementi avversi che si rendono via via sempre più evidenti". Decidere di fare civic hacking è una decisione sbagliata? E dialogare con le amministrazioni? E scrivere un libro? Ovviamente, no. Non in senso assoluto, ma da qualche parte il processo si incaglia tra aspettative, decisioni e delusioni. Un po' di auto-analisi ti aiuterà a capire se stai mangiando ciliegie o facendo qualcosa di diverso.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Oltre Wikileaks. Il futuro del movimento per la trasparenza di Micah L. Sifry, EGEA

Non farti ingannare dal titolo: questo libro non parla di Wikileaks. O meglio, non parla solo di Wikileaks. Sfrutta il caso Wikileaks per parlare di trasparenza, discrezionalità e civic hacking. L'autore ci fa riflettere sulle aspettative, sulla fatica e sugli atti "pirati" che, a volte, i cittadini si sentono in dovere di fare. Ovviamente, Sifry è perfettamente consapevole del ruolo di Internet in tutto questo: velocità e dinamiche del Web rendono gli atti di civic hacking molto più facili (e la frustrazione nel non poterli fare molto più pubblica).
Il governo aperto è un'incoerenza di fondo, che, a volte, ricade in chi decide di fare qualcosa: se da una parte abbiamo amministrazioni (come quella Obama) che sostengono fortemente la trasparenza (e l'accountability), dall'altro Wikileaks ci dimostra come le zone opache sono sempre e comunque parte della gestione della cosa pubblica.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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