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È da un po' che non dedichiamo un numero di questa newsletter agli Open Data. L'ultima volta ne abbiamo parlato in febbraio per l'Open Data Day (i link che abbiamo segnalato allora sono ancora interessanti, se li vuoi recuperare sotto l'ombrellone); ci siamo concentrati su altri aspetti del civic hacking, ultimamente. Perché? La verità è che (anche) noi sentiamo un po' di stanchezza: lo sforzo sembra infinito e i risultati piccoli e incongruenti. Non sfrutteremo questo numero per fare polemica, né per gettare la spugna. Sfrutteremo questo numero per raccontarti alcune cose che sono successe ultimamente, per condividere alcune riflessioni, per sottolineare alcune difficoltà.
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Non si tratta di "nessuna nuova, buona nuova", ma di un paio di cose concrete che sono successe all'interno della Pubblica Amministrazione.
La prima è l'aumento dei dataset rilasciati in Open Data, almeno stando alle dichiarazioni di AgID: "in un anno la quantità di dataset resi disponibili dalle pubbliche amministrazioni è cresciuta di circa il 10%. Aumentano, dunque, i dati che le PA mettono a disposizione di cittadini e imprese". Per come la vediamo noi, continuando di questo passo arriveremo ad un numero consistente di dataset nel Duemilacinquecento, ma il 10% è meglio di niente, quindi - per ora - ci accontentiamo.
La seconda cosa concreta viene dall'Europa e si chiama PSI Monitor. Si tratta di un database dei dati che vengono richiesti a livello europeo e, principalmente, permette di capire se le richieste vanno a buon fine o meno. Puoi leggere la presentazione di AgID nel blog, ma ti consigliamo di cuoriosare direttamente alla fonte per capire come funziona.
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A proposito di dati rilasciati
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Chi chiede i dati in Italia e come li usa? Non abbiamo una risposta ufficiale (ma ci frullano in testa varie idee). In ogni caso, a chiarire un po' che tipo di dati vengono usati di più e come, ci hanno pensato Giorgia Lodi (che lavora per AgID) e Maria Claudia Bodino (che lavora per il Team per la Trasformazione Digitale). Su GitHub hanno creato un repository che si chiama "Awesome Italian Public Datasets" per raccogliere una "selezione di alcuni dataset in formato aperto forniti dalla Pubblica Amministrazione e di casi d'uso proposti dalla PA e dalla comunità civic hacking italiana". Anche per questa cosa, ti invitiamo a curiosare direttamente alla fonte, nonché ad integrare il repository.
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Si fa presto a dire Open Data
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All'inizio abbiamo parlato di fatica. Essendo Matteo un opendataro della prima ora, possiamo dire che si preoccupa dell'argomento da almeno una decina d'anni, come Vincenzo Patruno che ha pubblicato una riflessione per Agenda Digitale proprio sul perché, in questo periodo, c'è maretta tra gli attivisti e l'Open Data.
Se leggere in inglese non ti spaventa, ti consigliamo anche di curiosare nel blog di Luigi Reggi (uno dei fondatori di Monithon). Un paio di settimane fa, Luigi ha pubblicato un blogpost sull'evoluzione dell'ecosistema dei dati: principalmente, divide la diffusione dei dati in due fasi, una più chiusa e una più aperta (ossia, una in cui i dati vengono diffusi in modo controllato - ma comunque diffusi - e una in cui i dati sono più pubblici, nel senso più ampio della parola). Anche qui, ovviamente, leggi le parole di Luigi e non fidarti solo del nostro riassunto.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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La metà di niente di Catherine Dunne, Guanda
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Una delle cose fondamentali - nella vita e nel ciclo degli Open Data - è capire dove ci si trova, non solo a livello spaziale, ma anche temporale. Questo romanzo è la storia di una donna che viene lasciata. Se hai pensato "niente di speciale", siamo d'accordo: la storia in sé è piuttosto comune, quasi banale. Il punto non è l'arco narrativo di per sé; il punto è la consapevolezza di cosa sta succedendo. Il punto è di usare le parole di Catherine Dunne per analizzare la parabola degli Open Data: all'inizio ci innamoriamo, tutto è stupendo e la relazione è piena di promesse e di aspettative, dopodiché la storia si complica, i dati non escono o non vengono aggiornati. Niente di tutto questo cambia lo stato dell'arte: con quella cosa - che sia un marito che ti abbandona o una insana passione per i dati aperti - tu una relazione ce l'hai. Speriamo di non finire in una infatuazione unidirezionale, che l'età per quella l'abbiamo passata da un pezzo.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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