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Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Di cosa parliamo quando diciamo Open Data in Italia
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La scorsa settimana abbiamo parlato della situazione dei dati aperti nel mondo.

E l'Italia?

Dipende.
Vedi il bicchiere mezzo vuoto? Siamo in una fase di stanchezza: gli attivisti si sono mossi verso altri lidi, o meglio cominciano a capire che i dati sono una dimensione infrastrutturale e non basta andare di porta in porta a mendicarli.
Vedi il bicchiere mezzo pieno? Alcune cose negli ultimi anni si sono mosse, alcune Amministrazioni stanno lavorando bene, stanno spuntando alcuni punti di vista nuovi.
Analizzandolo da un punto di vista fisico, però, il bicchiere è completamente pieno: in parte di liquido, in parte di aria. Per i dati, sono vere entrambe le frasi qui sopra, c'è maretta, ma c'è anche cambiamento, stanchezza, ma anche voglia di fare. Noi continuiamo a fare il tifo, come spiega Matteo in un post che ha scritto questa settimana. Dopodiché, se la metà di liquido del bicchiere debba essere acqua o grappa, è una scelta che spetta a te.

Nello stivale...

Dopo (quasi) dieci anni di Open Data...

"Nonostante una legislazione all'avanguardia che invita tutte le Pubbliche Amministrazioni a rilasciare i dati per essere liberamente usati, riutilizzati e ridistribuiti da chiunque ne abbia interesse, in Italia gli open data stentano ancora a decollare, per usare un eufemismo". Così apre il suo pezzo Pier Luca Santoro di DataMediaHub, continua facendo un'analisi delle difficoltà legate alla pubblicazione (alcune, grandi protagoniste dell'Open Data Bingo di qualche anno fa) e l'impatto per le aziende, a partire da uno studio di Unioncamere (che sarebbe interessante confrontare con OpenData200).
Un altro commento allo studio di Unioncamere (e il Politecnico di Milano) è stato scritto per Agenda Digitale da Michele Benedetti e Luca Tangi, entrambi dell'osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano. Entrambi gli articoli lamentano una mancanza di coerenza tra i dataset e un processo amministrativo lasciato troppo alla buona volontà delle singole Amministrazioni. Diciamoci la verità, il fatto che in Italia ci siano centinaia di Amministrazioni diverse non aiuta. Come non aiuta vedere il rilascio e la manutenzione dei dati come progetti "laterali".

Facciamoci una cultura...

CheFare è un’agenzia per la trasformazione culturale. Fanno varie cose, sia a livello pratico che analitico e teorico. Il motivo per cui te ne vogliamo parlare è Nube di Parole, un percorso online (ma anche offline) " per fare emergere, tra alcuni termini ricorrenti nel lavoro culturale, quelli più utili a tracciare un cammino comune dal presente al futuro prossimo: un nuovo lessico per le nuove forme del lavoro culturale". Al momento, sono concentrati sulla parola (indovina un po'?) Open Data: stanno cercando una definizione, grazie ad un breve questionario online che è stato compilando già da più di trenta persone. Le risposte grezze sono, forse, più interessanti di quello che verrà dopo e ti consigliamo di leggerle con calma (il link è alla fine del questionario).

Un mare di attivisti

La comunità di Open Data Sicilia è uno di quei gruppi di attivisti che a noi piace davvero tanto. Da dove abitiamo, spiamo sempre quello che fanno e leggiamo di nascosto la mailing list: tifosi a distanza, purtroppo. Se tu invece vuoi conoscerli di persona, il prossimo fine settimana c'è il loro raduno invernale. "La comunità OpenDataSicilia si ritrova il 9 e il 10 novembre 2018 a Palermo [...]. All’interno del raduno [...] verrà presentato ufficialmente il progetto OpenARS – i Linked Data dell’ARS – [... che] ha l’obiettivo di pubblicare il patrimonio informativo dell’Assemblea Regionale Siciliana [...] sfruttando le potenzialità del Web Semantico". Insomma, si parlerà di dati aperti, di dati collegati (Linked Open Data) e di dati locali.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams, Mondadori

Il bicchiere di Ford Perfect, l'amico alieno di Arthur Dent, è praticamente sempre mezzo pieno. Preferibilmente di alcool. Anche quando la terra sta per essere spazzata via da una razza aliena innamorata della burocrazia, Ford è al pub (anche se ci rimarrà per breve).
Guida galattica per gli autostoppisti è un romanzo ironico e divertente da cui possiamo imparare un paio di cose fondamentali. La prima è che dei dati sono importanti varie cose (tipo sapere che la risposta è 42, senza sapere quale sia la domanda è piuttosto inutile). La seconda è che, da qualche parte, le risposte ci sono (che si tratti di linee guida o di Open Data Bingo o di uno scantinato polveroso, da qualche parte ci sono). La terza è che la poesia Vogon va evitata a tutti i costi. Se non hai mai letto Douglas Adams, ti farai quasi sicuramente una risata (e ascolta la vocina che ti consiglia di procurarti tutta la pentalogia in un colpo solo).
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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