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Ripensiamo al ruolo della burocrazia
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Tutti sappiamo cos'è la burocrazia, giusto? Parliamo dell'insieme di cose che facilitano l'amministrazione della cosa pubblica. Questo, però, non è tutto: nel vocabolario, sotto burocrazia, ci stanno anche le persone, le procedure e gli enti.
Spostandosi dal dizionario, nella burocrazia c'è anche il linguaggio, i cittadini e la deferenza (quasi obbedienza) che è chiesta di fronte alla macchina amministrativa. Tanti aspetti che, come cittadini, non siamo abituati a considerare centrali, frustrati dal desiderio di avere un'esperienza diversa della burocrazia, qualcosa di diverso dal dover prendere un numero e aspettare qualcuno che probabilmente non avrà le risposte per noi o ci renderà la vita difficile (almeno stando allo stereotipo).

A ben vedere, "[s]uperare la burocrazia significa prendere sul serio l'interrogativo sul senso, per nulla scontato, dell'esistenza di un sistema amministrativo all'interno di una convivenza che si vuol definire democratica. Significa riporre al centro del dibattito la questione: «a servizio di chi?» si costituisce e agisce l'Amministrazione Pubblica, che a sua volta rimanda immediatamente al come e al che modo questa viene organizzata" (questo sostiene Umberto Buratti nella sua tesi di dottorato).

Questa settimana ci immergiamo fino ai gomiti nelle riflessioni sulla burocrazia, non nel lato pratico, che di quello ognuno ne ha fin troppa esperienza, ma nell'aspetto teorico. Insomma, ci distanziamo un pochino per vedere meglio il quadro d'insieme.

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Il lasciapassare A39

Circoli viziosi

Il primo spunto che ti vogliamo fornire si chiama Crozier ed è un sociologo francese che ha scritto più di qualche libro sulla burocrazia e sull'apparato amministrativo francese. Dato che un nome non è abbastanza per avventurarsi in una caccia al tesoro, ti consigliamo un post che ha scritto Giuseppe Pompella per Pionero. Tra le altre cose leggiamo che "[s]e Weber sottolinea la superiorità tecnica della burocrazia su qualunque altra forma di amministrazione, Crozier ci offre l’immagine di una burocrazia lenta, pesante, poco efficiente e incapace di innovazione. La burocrazia – afferma l’Autore – non è quell’apparato potente, solerte, discreto, efficiente, razionalmente orientato allo scopo descritto da Weber, ma nasce fin dall’inizio come un organismo rigido, inefficiente, pignolo e privo di fascino, ma che concede, a chi le sa sfruttare, nicchie insospettate di indipendenza privata.
Il metodo di diagnosi e di intervento a livello operativo proposto da Crozier è quello dell’analisi strategica dei comportamenti burocratici: per comprendere il funzionamento di un’organizzazione burocratica si devono analizzare le strategie che gli attori, individuali e collettivi, adottano nei quotidiani rapporti reciproci dentro il quadro delle regole formali dell’organizzazione. Le stesse funzioni vanno lette e interpretate come effetto delle strategie che i diversi soggetti pongono in atto".

Governo

Che sia chiuso o aperto, molti di noi considerano il governo della cosa pubblica (e non si parla di politica) come una cosa scritta nella pietra: immutabile e sempre uguale a se stesso.
Alberto Cottica ha riflettuto su questa assunzione (concentrandosi, in particolare, sull'open government) dopo aver letto un libro di Beth Noveck. "Beth è un faro per chi si occupa di governo aperto. È stata tra i suoi pionieri, con un progetto che si chiama Peer2Patents. A causa di esso, il presidente Obama l’ha voluta nel suo transition team prima, e alla Casa Bianca più tardi. Ha moltissima esperienza a tutti i livelli, dalla teoria alla realizzazione a alla policy. E ha un messaggio per noi: l’open government sta fallendo. Ecco il passo più significativo:
Nonostante tutto l’entusiasmo per i benefici potenziali di una governance più aperta; il movimento open government ha avuto un impatto davvero modesto sul modo in cui prendiamo decisioni pubbliche, risolviamo problemi e allochiamo beni pubblici.
Perché? La causa immediata più importante è che le pratiche di governo sono scritte nella legge. Cambiare le leggi è difficile, e ha effettivamente bisogno di un cambiamento nella cultura dei legislatori incaricati di riformarle. La causa ultima è ciò che Beth chiama governo professionalizzato". Che per scoprire cos'è, ti obblighiamo a leggere il post di Alberto.

Fine

Gary Hamel e Michele Zanini hanno scritto, per Harvard Business Review, un pezzo che analizza come "[m]algrado molti business leader riconoscano che paralizza l’iniziativa, la capacità di correre rischi e la creatività, la burocrazia continua a imperare. Viene infatti vista come un meccanismo necessario per affrontare un ambiente globale complesso". Nello specifico, analizzano la burocrazia in ambito aziendale (pensavi che fosse solo nella Pubblica Amministrazione, dì la verità!) e di come continui ad esistere perché incoraggia l'efficienza e lo "stare al proprio posto", entrambi fattori importanti, ma non fondamentali per la salute di un'azienda.
Se hai confidenza con l'inglese, trovi l'articolo completo nel numero di novembre-dicembre della versione americana della rivista. Nessuno dei due è convinto al cento per cento dall'idea degli autori (che la burocrazia si elimina creando microimprese in cui ogni dipendente è imprenditore di se stesso), ma è sicuramente uno spunto per guardare alle varie procedure con occhi diversi.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Le XII fatiche di Asterix di René Goscinny e Albert Uderzo, Panini Comics

Se non hai mai letto questo fumetto edito Panini ti scusiamo, ma se non hai mai visto il cartone da cui è tratto... Hai letto bene, il fumetto è tratto dal cartone in cui Asterix, novello Ercole, affronta dodici fatiche, tra cui La casa che rende folli a Roma. Suddetto palazzo è un dedalo di corridoi e sportelli in cui Asterix - e il fido compagno Obelix - devono farsi rilasciare il lasciapassare A38. Gli effetti della burocrazia sono visibili già dall'esterno del palazzo: gente con gli occhi a girandola, persone che si credono un pollo e altre facezie di questo tipo dimostrano ai nostri fidi eroi che l'impresa che si prestano ad affrontare non è cosa da poco, anzi forse sarà la più difficile tra tutte le fatiche.
Prima di farti afflosciare le piume dell'elmo o esclamare "per Giove pluvio!", pensa all'ironia di leggere questo fumetto mentre aspetti il tuo turno alla posta o in un qualsiasi ufficio pubblico e goditi le piccole vittorie!
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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