[NOTA]
Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Sembra civic hacking, ma non è...
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Hai presente i puzzle? Non sappiamo quale sia la tua tecnica per completarli (fai prima la cornice? Parti da due pezzi che si incastrano? Fai un mucchietto con tutti i pezzi della faccia e continui da lì?), ma sappiamo per certo che lavori per sottrazione: parti da qualcosa (pezzi con un bordo dritto, ad esempio) ed escludi tutto il resto.

Definire il civic hacking è un po' la stessa cosa; ci muoviamo in una cornice complessa di fenomeni e, a volte, è più semplice analizzare qualcosa e riconoscere che no, qui questo non ci sta. I frammenti (oggi parleremo di hacktivism, volontariato, maker e open source) possono avere un incastro con il pezzo che abbiamo in mano, ma non è detto. Quindi, questa settimana ti parliamo di cose che non sono proprio civic hacking, anche se fanno parte dello stesso gioco da tavola.

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Glitch di comprensione

Hacktivism

Come si fa ad analizzare le dinamiche di potere legate ad Internet? "C’è bisogno, per dirla con Ron Deibert, di 'hacktivismo'. Deibert è direttore del Citizen Lab dell’Università di Toronto, un centro di ricerca che si propone di unire le abilità degli esperti di cybersicurezza e degli hacker con quelle degli studiosi di scienze sociali, e analizzare così 'l’esercizio del potere politico nel cyberspazio'; un luogo dove si sommano hacking e attivismo, appunto". Fabio Chiusi, per L'Espresso, ci racconta di Black Code - un documentario canadese di circa novanta minuti che analizza l'attivismo hacker e vari problemi legati all'ambivalenza della tecnologia.
Giusto per ricordarci che il potere non è a somma zero e, sebbene anche il civic hacking possa spostare leggermente la barra del potere, non è focalizzato né sulla tecnologia né sul controllo.

Volontariato

Cose che il civic hacking ha in comune con il volontariato:
- si fa per passione,
- si fa nel tempo libero,
- i problemi.
Di alcuni dei problemi abbiamo già parlato (e non vogliamo ripeterci troppo), però Mi riconosci? ha pubblicato un blogpost sul perché il volontariato culturale è un problema per i professionisti del settore e, prima che le cose si facciano ancora più torbide per noi civic hacker, pensiamo sia il caso di riflettere.
"Il volontariato è una cosa meravigliosa, il volontariato che si occupa di Beni Culturali non è da meno. Ma [...] in questo momento in Italia è un problema enorme. Se non ne siete convinti, vi spieghiamo perché, in quattro semplici punti:
abbatte il costo del lavoro [...], abbassa la qualità dei servizi [...], crea lavoro nero [...], crea un precedente. E potremmo proseguire a lungo, con lo svilimento della professione, con l’effetto 'tampone' propagandistico, che impedisce di avere una reale idea degli effetti dei tagli, e via dicendo. Eliminare il lavoro gratuito, terribile ossimoro. Non eliminare il volontariato. Si può, si deve."

Maker

Il civic hacking con l'idea di fare un prototipo (e farlo DIY) ci va a braccetto. Significa che sta assorbendo i maker o, viceversa, che i maker sono tutti civic hacker? Non proprio.
"Ci sono tanti gruppi di persone in giro per l’Italia che stanno scegliendo di non passare le giornate a lamentarsi su Facebook ma di provare a smuovere le acque, di seminare qualcosa. Grazie a queste persone certe tematiche cominciano pian piano a diffondersi. Penso che questo avvenga anche perché il mondo dei maker è molto compatibile con il tessuto imprenditoriale italiano", ci racconta Massimo Banzi in un'intervista per Linkiesta. I maker fanno cose per smuovere le acque, i civic hacker fanno cose per smuovere le acque, ma gli obbiettivi sono diversi: per gli uni, fare è già un goal, per gli altri la dimensione civica è il goal.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Open source, software libero e altre libertà. Un'introduzione alle libertà digitali di Carlo Piana, Ledizioni

Grazie a MediaLibraryOnLine - la piattaforma per il prestito di libri digitali a cui si appoggia la nostra biblioteca - ogni tanto prendiamo libri a caso, solo perché il titolo ci ispira. Questo è quello che è successo con questo libro (che puoi trovare anche in formato epub), dopodiché Matteo ha cominciato a leggerlo e a girovagare dichiarando cose come "non ho mai trovato spiegato così chiaramente alcune cose" oppure "è bellissimo, davvero!" (il che dovrebbe perlomeno rassicurarti sulla bontà di questo volume). Carlo Piana svolazza tra dati, licenze e openness in generale con chiarezza e leggerezza e noi te ne suggeriamo la lettura perché, anche se l'open source non è il cuore del civic hacking, è comunque una buona pratica per hackerare la società.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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