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Anche se non ci scriviamo da un po', abbiamo uno spazietto - i puristi lo chiamerebbero blog - su Medium (ci trovi traduzioni e pezzi originali su dati, Open Source e altri elementi del mondo del civic hacking).
Ogni tanto qualcuno ci chiede perché lì e non sul nostro sito.
La risposta semplice è che per noi è meno dispendioso e ci permette di raggiungere anche persone che non ci conoscono. La risposta complessa è che, nonostante ci siano alcune cose che non ci piacciono - ad esempio, l'ambiente proprietario e poco incline all'interoperabilità -, ci sono anche alcune cose che ci piacciono parecchio. A partire dalla homepage. L'algoritmo dietro il cofano ci consiglia spesso e volentieri cose che abbiamo voglia di leggere, che ci fanno riflettere e che abbiamo voglia di ricondividere. Questa settimana ti facciamo sbirciare tra le cose che ci sono state consigliate solo su Medium. Magari non sono tutte nuovissime, ma vale ancora la pena di leggerle.
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Fai attenzione a chi abiliti
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Una delle cose che più ci ha colpito (e quindi è finita su Medium sotto forma di traduzione) è il discorso di Joshua Tauberer sul potere e su come si lega ai progetti per cambiare la democrazia. Come spesso succede, non è una questione tecnologica. Abbiamo trovato un esempio perfetto del perché: "La vulgata è: siccome l’Italia è un paese di analfabeti funzionali i servizi culturali servono a rimettere dritta la barra, perché sennò l’ignoranza fa diventare la gente delle bestie. […] Al momento, quindi, la discussione più interessante che c’è è quella che affronta l’analfabetismo funzionale, condotta in sostanza da “benestanti” che si occupano un po’ paternalisticamente dei poveri, ma non ci sono poveri che con il coltello tra i denti rivendicano biblioteche e servizi per cacciarsi fuori dai guai.
[...] Non è vero. Non hanno il coltello fra i denti, perché la maggior parte di loro sono persone miti e cercano invisibilità, ma i poveri che rivendicano biblioteche e servizi per cacciarsi fuori dai guai ci sono, io li vedo ogni giorno. Non bisogna neanche andare a cercarli fuori, perché le biblioteche le frequentano. Li chiamiamo “utenti impropri”, oppure “quelli che non fanno niente”. Sono quelli con i quali difficilmente si attivano relazioni, anche se quello del bibliotecario è un lavoro di relazione. Sono quelli che non rientrano nella progettazione dei servizi, perché sono visti come soggetti che non appartengono all'attività della biblioteca. Sono quelli di cui non si rilevano i bisogni, perché per molti dovrebbero stare fuori dalla biblioteca" scrive Eusebia Parrotto parlando di biblioteche e del proprio lavoro.
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Una parte di quello che facciamo è selezionare estratti di quello che reputiamo interessante per inserirlo tra un paio di virgolette, invogliarti a proseguire la lettura, pur mantenendo un senso compiuto (l'abbiamo fatto, ad esempio, una delle ultime volte che nel blog abbiamo parlato di Linked Open Data). Il virgolettato dà una certa sicurezza, rende chiaro cosa pensiamo noi e cosa riportiamo, ci aiuta a sottolineare il punto della questione.
Carlo Felice Dalla Pasqua - che di mestiere fa il giornalista - ha scritto un bel pezzo proprio sull'utilizzo indisciplinato del virgolettato. "Questi screenshot sono di 6 articoli che il 24 gennaio erano in home page in 6 diversi siti di informazione italiani: 3 nazionali (Corriere della Sera, Repubblica e Stampa), 2 locali (Gazzettino e Tribuna di Treviso) e un periodico (L’Espresso). Sono 6 esempi, ma sarebbero potuti essere facilmente 12, 18 o 24. Sembrano tutti diversi l’uno dall'altro, eppure hanno una cosa in comune: le frasi tra virgolette non sono state pronunciate dalle persone a cui vengono attribuite (né da altri, a dire il vero). Semplicemente nell'articolo a cui i titoli sono collegati quelle frasi non ci sono.
[...] Non ho fatto ricerche comparate con altre nazioni, ma sicuramente rispetto agli Stati Uniti esiste in Italia un uso molto più diffuso dei virgolettati nei titoli. Sarebbe soltanto una questione di tecnica giornalistica (negli Stati Uniti le scelte di scrittura fanno comunque parte dell’etica, anche se non esiste una 'deontologia di Stato' come in Italia) se non ci fosse di mezzo quella consuetudine di mettere tra virgolette frasi che non sono mai state pronunciate da nessuno. Questa diventa una pesante questione deontologica, sia in Italia sia all'estero: pubblicare dichiarazioni mai fatte è grave, come può capire chiunque, giornalista o non giornalista che sia".
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Un po' di tempo fa abbiamo tradotto un pezzo che parlava della differenza tra rilasciare i dati e renderli semplicemente disponibili, a partire dalle mappe di Google. A proposito di mappe, Vincenzo Patruno ha pubblicato da poco un pezzo sui dati dei pendolari italiani visualizzati su mappa. "Sappiamo tutti quanto sia diventata sempre più importante la visualizzazione dei dati. Visualizzare i dati e infatti diventata infatti un’attività irrinunciabile non solo per chi si occupa di data analysis ma soprattutto per chi fa informazione e comunicazione. Mappe interattive, grafici dinamici, dashboard e infografiche sono ormai strumenti potentissimi che consentono di rendere molto più semplice ed immediata la comprensione di fenomeni anche estremamente complessi. Visualizzazioni che servono non soltanto ad informare ma costituiscono nello stesso tempo anche valido strumento per il supporto decisionale.
L’abbondanza di dati di tutti i tipi in cui siamo ormai immersi ha fatto sì che sono nati tantissimi tool, librerie e in generale strumenti anche molto avanzati per lavorare con i dati e generare visualizzazioni. Diventa così possibile scegliere di volta in volta la soluzione più adatta per la tipologia i dati che si vuole trattare" scrive come introduzione a un blogpost davvero bello da vedere, oltre che da leggere.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, minimum fax
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Anche il libro della settimana viene in qualche modo da Medium. Andrea Zanni è un bibliotecario digitale e un bibliofilo che ogni anno pubblica l'elenco delle sue letture. Questo consiglio viene direttamente dall'elenco che riguarda i volumi del 2019.
Noi ce l'abbiamo nell'e-reader da un po' (se non ricordiamo male era una ricompensa in uno dei crowdfunding di Valigia Blu), ma ancora non l'abbiamo letto. Ti lasciamo con le parole di Andrea, che si concentra anche nel saggio successivo dell'autore, che si intitola La guerra di tutti, sempre edito dai tipi di minimum fax.
"Del primo ne hanno parlato veramente tutti, ho poco da aggiungere. Ritengo RAV un pensatore giovane, ambizioso ed eterodosso, e tutti i difetti e i pregi sono contenuti nei tre aggettivi. Trovo affascinante l’idea — per me nuova — di attingere a piene mani i propri argomenti ed indizi da tutto: fumetti, opere teatrali, saggi, datti storici. Come se una tesi possa essere costruita con qualsiasi materiale. Nel caso di TdCD funziona molto bene, mentre La guerra di tutti è un libro che contiene pezzi e capitoli scritti lungo l’arco di tanti anni, e a tratti è evidente la sconnessione".
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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