[NOTA]
Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
[FINE NOTA]
Situazione nuova, problemi vecchi
Non riesci a leggere questa mail? Usa il browser!
C'è un proverbio (cinese o giapponese, a seconda di dove guardi) che dice che "quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito" e, con la pandemia, ci viene da ripetercelo a vicenda più di quanto sia necessario. Abbiamo visto un sacco di persone abbandonarsi al benaltrismo: perché fissarsi coi dati, che la gente muore? Perché criticare l'operato di Tizio o Caio quando c'è in giro una malattia brutta? Perché?

Noi la vediamo in modo un po' diverso. L'emergenza evidenzia dinamiche e azioni che sarebbero necessarie PRIMA, ma visto che prima non è stato fatto, meglio adesso che mai.

In un mondo ideale, molte delle cose che stanno succedendo in risposta all'emergenza non dovrebbero esserci. Restando sugli argomenti protagonisti di tutte le nostre newsletter, governo aperto, accesso ai dati e iniziative di civic hacking e cittadinanza attiva stanno subendo scossoni preoccupanti in questo periodo, ma c'è anche una forza di volontà che sta eruttando incontrollata. Per ogni benaltrista, ci sono almeno dieci persone che si chiedono cosa possono fare affinché il futuro sia diverso, a partire da ora.

In questo numero troverai alcune idee rivoluzionarie, alcuni progetti che fanno resistenza e alcune dita abbinate ad alcune lune.

Torniamo nella tua casella email il 18 luglio!

Hai visto che abbiamo un PayPal per la newsletter? Ci piace che sia gratis, ma se la leggi volentieri, quello è un buon modo per farcelo sapere.

Fresche, a lunga conservazione e stantie

Vecchi crucci, nuove idee

"Sono stati mesi davvero particolari quelli appena passati: da appassionato di Open Government - e di civic hacking -, ho vissuto diverse fasi emotive nel vedere come l’Italia sta affrontando l’emergenza. Avevo (ed ho tuttora) un profondo senso di frustrazione nel vedere non applicate le prassi del governo aperto, da quasi nessuna delle nostre istituzioni.
Così, ho pensato di approfondire la natura del’applicazione pratica dell’Open Government in Italia. Volevo capire quanto fosse un esperimento (dopo dieci anni che se ne parla) totalmente alla periferia dei veri meccanismi che regolano il funzionamento della democrazia italiana e quanto, invece, stesse ponendo dei cambiamenti radicali e duraturi.
A quanto pare, è ancora un esperimento.
[...] Problema: il governo aperto in Italia non c’è, tranne qualche sperimentazione [...] che non incide sul potere e non ha praticamente impatto. Almeno, non ancora" scrive Matteo nel suo blog per poi continuare con esempi pratici (tipo i dati sui posti in terapia intensiva disponibili) e soluzioni che, per quanto ipotetiche, hanno una direzione piuttosto concreta.
In questo periodo, riflettere sulla natura della democrazia e dell'amministrazione della cosa pubblica non è un vezzo intellettuale, anzi, come dimostra Sergio Farruggia che scrive, a proposito dei dataset sui numeri civici, "[l]a pandemìa Conv-19 ci ha fulmineamente trasferito in un mondo sospeso [...]. Stiamo giocoforza assumendo consapevolezza di nostre inaspettate virtù e nostri limiti -di nuovo- sia come individui, sia come comunità.
L’idea di questo post si è inserita nel filone delle esperienze positive -nonostante tutto- di questo tempo, come questo risultato: pareva legalmente e amministrativamente impraticabile svolgere le riunioni e le assemblee di organismi istituzionali per via telematica. Quanti ostacoli, solo pochi mesi fa. Poi, puff! Tutti superati in un mese.
[...] Con la transizione dalla società industriale a quella -della nostra epoca- informazionale, i dati devono stare al centro dell’azione pubblica, anche in quanto valore per l’economia. Molte delle basi di dati di interesse nazionale catalogati da AgID rientrano anche tra le categorie tematiche di serie di dati di elevato valore stabilite dalla Direttiva (UE) 2019/1024 del 20 giugno 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico — Direttiva 'Public Sector Information'. Sono classificate di elevato valore, ad esempio, basi di dati geospaziali, i database statistici, quelli relativi alle imprese e alla proprietà delle imprese e, ancora, alla mobilità.
[...]  Ma l’Archivio nazionale degli Stradari, lo ribadiamo, ha un potenziale di riuso affatto strategico e amplificabile (Google insegna), tale da contribuire concretamente a quell’uscita dalla crisi 'rimbalzando in avanti', auspicata dagli estensori del Piano ASviS, motivo che ne ha ispirato l’elaborazione.
Ecco perché ne scriviamo: vorremmo che grazie a questo autorevole richiamo e con nuova consapevolezza acquisita a seguito delle lezioni apprese in questi ultimi mesi, si avverasse un altro… puff!".
Tornando a come ci immaginiamo la democrazia, Alastair Parvin ha scritto (in inglese) su Medium un post lungo e interessante sul perché abbiamo bisogno di immaginarla come una piattaforma. Insomma, non solo governo - cioè la parte gestionale - come piattaforma, ma anche democrazia - la parte rappresentativa.

Abbiamo bisogno di memoria digitale

"Nel mondo ideale, del lavoro che stiamo facendo noi non ci sarebbe bisogno, oppure ci sarebbe bisogno solo dell'ultimo dieci per cento" dice Alice Corona in un video di presentazione di Task Forse, "un progetto dell'associazione onData e ha l'obiettivo di raccogliere e integrare tutti i dati delle task force attivate per fronteggiare l'emergenza nazionale COVID-19, disperse in molte pagine web e documenti pdf difficilmente reperibili". In un mondo ideale, trasparenza e dati andrebbero di pari passo, ma non è così (quindi iniziative come queste sono utili, anche come memoria storica).
A proposito di memoria storica... "Con milioni di studenti a casa da mesi, ci si rallegra per la chiusura di un sito con 60mila opere nel pubblico dominio perché pare che ospiti ALCUNE opere che, pur essendo nel pd negli USA, non lo sarebbero in Italia? Misura molto proporzionata, complimenti, bravi!" scrive, con ironia, JuanCarlos De Martin su Twitter. Si riferisce al sequestro preventivo di Project Gutenberg. Ne ha parlato Maurizio Codogno sul suo blog, ma anche Wikimedia Italia - l'associazione dietro Wikipedia - in un post: "Domenica scorsa, Project Gutenberg ha diffuso un tweet che segnalava come parecchi utenti italiani lamentassero l’impossibilità di raggiungere il sito del progetto: appariva invece un messaggio che indicava che il sito era sotto sequestro preventivo da parte della Guardia di Finanza su richiesta dell’autorità giudiziaria italiana. [...] Wikimedia Italia è stupita dal vedere Project Gutenberg accomunato a questi siti. Il ben noto progetto, citato anche dall’Encyclopaedia Britannica, da quasi cinquant’anni mette gratuitamente a disposizione del pubblico opere che sono nel pubblico dominio, trascritte dagli utenti e rese pubbliche dopo che lo staff del progetto verifica la non presenza di vincoli di copyright". Se ti piacciono di più i 240 caratteri, Cristian Consonni ha raccolto un po' di cose sulla vicenda su Twitter. Sul perché tutta questa vicenda sia problematica - anche se pagare i diritti d'autore è giusto e sacrosanto - prova a pensare se il tuo frigo decidesse che non puoi più accedere al dispenser dell'acqua fresca perché non rispetti i diritti digitali. Fantascienza, dici? Non proprio, leggi le vicende di frigoriferi, acqua e DRM per crederci. (Se puoi leggere suddette vicende, è grazie ad archive.org, la memoria del web. Come altre risorse che garantiscono l'accesso alla conoscenza, nemmeno lui se la passa benissimo e se vuoi fare qualcosa, ti lasciamo le indicazioni su cosa puoi fare).

Cosa ne viene fuori?

Come tutti i periodi particolari, anche questo ha creato alcune situazioni specifiche, sia positive che negative.
Partiamo con il negativo. Mai come in questi mesi c'è stata un'erosione lenta, ma costante, dei diritti legati alla sfera del digitale. Non ci inoltriamo in questioni di sorveglianza e invasione della privacy che, anche se ci interessano, non sono le cose in cui siamo specializzati. Parliamo invece di accesso ai dati. Ernesto Belisario rilancia un pezzo scritto da Duccio Facchini per Altreconomia con queste parole "'I dati richiesti sono inseriti in flussi informativi soggetti a validazione'. È una motivazione usata per rigettare alcune istanze #FOIA di @altreconomia  su dati emergenza #COVID19 in Lombardia. Agghiacciante! Come è stata gestita emergenza senza dati?" Già, come? Di dati, sanità e processi decisionali, ne ha parlato anche Matteo sull'ultimo blogpost che ha scritto (l'abbiamo già linkato, ma lo rifacciamo perché siamo tutti pigri). Anche considerando altri tipi di dati (ad esempio, quelli che rispondono alla domanda "a che punto siamo con la fibra in Italia?"), la situazione non sembra essere più rosea: ci sono nuovi portali che nascono come funghi, ma spesso "cosa manca, o almeno sembrerebbe mancare? Una sezione con open data da scaricare in bulk e/o interrogare via API, corredati di metadati secondo profilo nazionale di metadatazione. C'è menu 'info e dati' ma poi ci si perde in testo e vari link (oppure ci sono solo dashboard)" (sui dati della copertura della fibra, abbiamo scoperto questa mancanza solo perché ne ha parlato Giorgia Lodi su Twitter).
Alla luce di tutte queste cose, siamo d'accordo con Laura Carrer che scrive per Transparency Italia come "sia mancato un bilanciamento fra diritti essenziali e decisivi come il diritto all'informazione, alla conoscenza e al controllo dell’operato della pubblica amministrazione, così come quello della privacy, rispetto al diritto alla salute. Non è infatti attraverso la compressione di uno o più diritti che se ne garantiscono altri, e non possiamo concepire l’esistenza di diritti di serie A o serie B. Durante il lockdown, attraverso il progetto FOIA4journalists, ho comunque continuato a supportare i giornalisti intenzionati ad inoltrare istanze di accesso agli atti per motivi 'indifferibili e urgenti' così come chiarito dal Decreto Cura Italia, che aveva di fatto sospeso un diritto internazionalmente riconosciuto sin dalla fine di febbraio. È stato di enorme importanza farlo per temi come quello del contact tracing, per cui un giornalista ha richiesto informazioni di interesse pubblico e nuovo per il Paese; oppure per temi come la sanità, richiedendo dati per provincia o comune relativi alla pandemia da coronavirus; e sul numero delle denunce di violenza domestica e coniugale in mano alle forze dell’ordine". Il diritto all'accesso ai dati sembra un diritto di serie B, una cosa da nerd, quando, come tutti i diritti, riguarda tutti, anche le persone che decidono di non esercitarli (come dimostrano le parole dell'Accademia dei Lincei - che di solito fa ben altro - su Dati pubblici, governo delle epidemie e democrazia). Tutte queste riflessioni vanno inserite in un discorso molto più ampio su dati e politiche pubbliche e, se non sai da dove partire puoi cominciare con un webinar realizzato dall'associazione onData, in cui si parla di epidemie, di dati di interesse pubblico e di problemi diffusi nella gestione delle emergenze. 

Dopo averti fatto venire la depressione, chiudiamo questo numero con un po' di cose positive.
La prima è una riflessione un po' più ampia sul virus e la gestione dell'emergenza, è a firma Wu Ming e la presentano così: è "tempo di ricapitolare il lavoro fatto su questo blog, insieme alla comunità che qui ha discusso. Non solo per capire come siamo arrivati qui, ma per comprendere cosa ci attende dopo la fase 'acuta' dell’emergenza. [...A]ggiorniamo e approfondiamo varie questioni emerse su Giap fino a oggi, proponendo anche un 'glossario' dell’emergenza. Appunti e spunti per chi, in futuro, dovrà storicizzare questo 2020". Dentro ci trovi un sacco di riflessioni e link che vanno dalla gestione vagamente propagandistica dell'emergenza all'analisi di scelte che fin dall'inizio anche noi abbiamo percepito come il corrispettivo di "non potete accusarci di non fare niente, guardate! Abbiamo fatto cose!".
La secondo cosa positiva è la riscoperta di strumenti vecchi, ma ancora perfetti. Da quando è cominciato il 2020 a mySociety hanno registrato un aumento esponenziale delle richieste inviate attraverso il loro strumento WriteToThem. I "them" in questione sono i membri del parlamento inglese. "Operiamo con una particolare attenzione alla riservatezza, quindi non sappiamo per certo cosa le persone stiano scrivendo ai parlamentari. Vale la pena notare, però, che questo aumento è successo mentre lockdown, R con zero, riapertura delle scuole, brutalità delle forze dell'ordine, ingiustizie su base razziale e smantellamento delle statue erano tutti argomenti presenti nella sfera di discussione pubblica" scrive Myfanwy Nixon per mySociety (se ti piacciono i grafici, nel blogpost ci sono anche quelli). Un altro esempio è una rielaborazione di Maurizio Napolitano di un progetto newyorkese. L'idea è che, da qualche parte, ci sono dati che sono lì a prendere polvere, mentre potrebbero essere utilissimi in questo periodo. Un esempio è la larghezza dei marciapiedi: in un momento storico in cui è caldamente consigliato di stare a due metri da altri esseri umani, sapere se il marciapiede su cui cammini è largo dieci centimetri o un metro, fa la differenza. "I marciapiedi sono preziose infrastrutture che supportano la vita quotidiana nelle città. Questa mappa mostra la larghezza delle aree pedonali e, di conseguenza, le aree critiche in cui il distanziamento sociale non è applicabile.
Il progetto è un adattamento al lavoro fatto su New York - sidewalking.nyc" scrive sulla pagina di presentazione del progetto.
Un'altra cosa che troviamo particolarmente rincuorante è che per molti gli ultimi mesi sono stati un'occasione per riflettere sulla composizione della nostra società. Abbiamo visto diverse persone e diversi gruppi - formali o meno - preoccuparsi del fatto che l'ambiente domestico non è uguale per tutti. Non possiamo segnalarti tutti i link in cui siamo incappati, ma possiamo lasciarti un'intervista in inglese a Daniela Capalbo e Rosita Altobelli di ActionAid in cui si parla di richiedenti asilo e donne che hanno subito violenza (e di come queste cose si intersecano con il periodo).
 

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Antifragile - Prosperare nel disordine di Nassim Nicholas Taleb, Il Saggiatore

Questo saggio è uno di quei consigli che ti inoltriamo sulla fiducia perché ancora non l'abbiamo letto. L'idea che ci ha incuriosito è che oltre alle cose delicate e robuste, ci sono anche quelle antifragili: si adattano velocemente ai cambiamenti, quasi prosperano nel caos. Sarà che nel 2020 molti di noi hanno sentito l'esigenza di creare forme di controllo piccole o grandi di fronte alla marea incontrollabile di incertezza, sarà anche che nel 2020 moltissime cose sono sfuggite al nostro volere, in ogni caso in questi mesi questo libro è passato in cima alla nostra personalissima lista di cose da leggere.
Siccome, come ti abbiamo detto, ancora non l'abbiamo smarcato del tutto, ti lasciamo una recensione di Annamaria Testa. Se l'hai già letto e vuoi farcelo sapere, Twitter è sempre il modo migliore.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
Condividi su Facebook!
Condividi #CivicHackingIT!
La newsletter ti piace? Faccelo sapere con una donazione su PayPal.
Civic hacking - sito
#CivicHackingIT su Twitter
#CivicHackingIT su Medium
Questa mail ti arriva perché ti interessa aggiornarti sul civic hacking in Italia e le sue connessioni (con qualche occasionale spunto dall'estero). La newsletter nata nel 2017, il blog su Medium e il libro (in scrittura) sono curati da Erika Marconato e Matteo Brunati.
 
Vuoi far sapere loro qualcosa? Usa la mail.

Conosci qualcuno che potrebbe essere interessato a questa newsletter? Inoltra la mail.

Hai perso un numero passato? Recupera l'archivio.

Non ti interessa più ricevere queste mail? Clicca e smettiamo di scriverti!
 
*|REWARDS|*