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Nelle ultime settimane ci siamo trovati spesso di fronte al problema della conservazione delle informazioni. Che si trattasse di un commento su un social network che diceva più o meno "buona abitudine commentare sui blog, così le cose restano" oppure di conversazioni casuali, siamo stati catapultati in un mondo in cui le persone vogliono ricordare. Ci hai mai pensato?
La rete, come esiste oggi, non è per sempre. Le informazioni a cui hai accesso oggi non sono eterne. Le conversazioni a cui partecipi oggi, domani saranno dimenticate. Problema da archivisti? Non proprio. Al di là degli sforzi titanici delle biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze per conservare ciò che viene stampato (mai sentito parlare del deposito legale?), ci muoviamo in un mare di informazioni che spariscono quasi alla velocità con cui vengono create - il tutto reso estremamente più volatile da come usiamo i social network ogni giorno.
Cosa stiamo facendo concretamente a riguardo?
Tutti i link che citiamo nel libro, li facciamo passare su archive.org (attraverso lo strumento "save page now") e citiamo quelli.
Per questa newsletter, invece, abbiamo creato un archivio con tutti i numeri (compreso il numero zero che è arrivato solo a noi due). L'archivio lo trovi su https://civichacking.it/#archivio-newsletter (per ora ci trovi solo i numeri della newsletter senza alcuna categorizzazione) ed è una delle cose che festeggeremo domenica - a proposito, hai ancora un paio d'ore per farci sapere se sarai dei nostri.
In più, qui sotto trovi un po' di cose che forse conoscevi, forse no.
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Qualche tempo fa Massimo Mantellini ha twittato:
"Cerchi un vecchio libro (nemmeno vecchissimo del 2000) di cui hai letto e che ti ha incuriosito. Non c’è su Amazon, non c’è su eBay, non c’è su Internet, né nuovo né usato. Apri Opac e ce l’hanno nella biblioteca sotto casa".
Se non sai chi è Mantellini, parti dal tweet in questione, ma non è questo il punto. Il punto è riflettere sul ruolo essenziale delle biblioteche nell'epoca di Amazon. Se non leggi l'inglese (o pensi che le biblioteche siano delle torri d'avorio polverose con una donna di mezza età occhialuta che ti silenzia ogni due per tre), ti consigliamo di curiosare nel blog librarianscape (a partire dalle riflessioni sul rapporto tra biblioteca e cittadini), tra le riflessioni di Virginia Gentilini e tra le parole di Andrea Zanni (ultimamente, in particolare, ha pubblicato un articolo imperdibile per JLIS.it sul legame delle biblioteche con la filiera dell'Open).
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Magari non c'è nessuna urgenza di preservare l'ultimo video di gattini o l'ultimo meme che intasa le timeline dei tuoi social, magari sì. Pensare alla longevità dei contenuti prodotti online è un problema piuttosto pressante (magari i gattini saranno la Monna Lisa del Trentaduesimo secolo): ci sono link di meno di cinque anni fa che non esistono più, o meglio, non sono più accessibili. I collegamenti, in sè, continuano ad esistere, ma rimandano a pagine 404 più o meno ben curate, nei casi migliori. Oltre ad archive.org, di cui abbiamo già parlato in passato, Massimiliano Greco ci ha segnalato varie cose su Twitter. Da un progetto artistico Open Source di conservazione digitale (webrecorder.io), a un TARDIS per il web (timetravel.mementoweb.org/ - se non sai cos'è una TARDIS, cercala su Google e preparati ad entrare nel buco nero con noi), fino ad uno strumento per rendere permanenti le citazioni delle fonti degli articoli (perma.cc). Insomma, conservare per i momenti bui, come si fa con le verdure estive.
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... allo spazio digitale decentralizzato.
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Tim Berners-Lee, ultimamente, ha dichiarato svariate volte la sua preoccupazione per la piega che sta prendendo la rete. Ci sono pochi attori multinazionali e multimiliardari che controllano il modo in cui praticamente ogni utente sta online. Insomma, la centralizzazione del web. Ne ha parlato anche Riccardo Coluccini per Motherboard: "Per contrastare le nuove dinamiche di potere generate da questa centralizzazione di internet, sono nati diversi progetti che cercano di produrre una forza centrifuga per ridistribuire il controllo del web e metterlo di nuovo nelle mani degli utenti. Il movimento per la decentralizzazione si sta finalmente affacciando online, cercando di realizzare quel sogno cyberpunk dell’origine — capitanato dallo stesso Tim Berners-Lee che presso il MIT sta sviluppando il progetto Solid, nel tentativo di garantire un nuovo controllo dei propri dati personali". Puoi concordare o meno con la visione di Tim Berners-Lee, ma cominciare a pensare ad una rete meno centralizzata male non fa.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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1984 di George Orwell, Arnoldo Mondadori Editore
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Di questo classico non vogliamo dire molto. Non sottolineeremo l'assenza assoluta di privacy in un mondo completamente controllato da un'organizzazione centrale. Non parleremo neppure della tragica storia di Winston Smith. Non vogliamo nemmeno citare il briciolo di felicità che il protagonista trova con Julia. Non ci inoltreremo nelle atrocità commesse nel nome del Grande Fratello. Ovviamente, parlare della critica politica contenute tra le pagine è ridondante. Parleremo, invece, di un piccolo pezzo di carta, un innocente microscopico pezzo di carta che Winston trova mentre lavora, una scheggia decentralizzata che mette in discussione tutta la struttura della realtà.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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