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Si parla di Open Data quasi ovunque nel mondo, ma ogni zona ha una situazione particolare. Che senso ha, per noi che ci occupiamo di civic hacking in Italia, parlare di come stanno i dati aperti in altre parti del mondo? Dopo la conferenza internazionale sugli Open Data, ce lo siamo chiesti anche noi.
Abbiamo bisogno di una direzione da seguire? Dobbiamo copiare gli altri? Ci sono ripercussioni sul movimento italiano? Le risposte sono forse, no, sì. Forse, vedere la piega che stanno prendendo i movimenti per i dati aperti nel mondo, ci aiuterà a capire cosa potrebbe o meno succedere anche in Italia. No, non dobbiamo copiare nessuno, siamo grandi sostenitori dell'idea che quello che funziona da qualche parte, non è detto che funzioni altrove. Nonostante questo, potrebbero esserci delle conseguenze anche per l'Italia e per i suoi attivisti perché non siamo un puntino isolato e sconnesso dal mondo.
Anche questa settimana le cose che ti consigliamo sono in inglese, ma la prossima settimana rimedieremo, promettiamo!
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Diamo per assodato che tu sappia cos'è la conferenza internazionale sugli Open Data che si è svolta a fine settembre. Se non l'hai seguita né dal vivo né su Twitter, Erika ha la risposta per te. Nell'account Twitter di @spaghetti_folks ha creato un momento proprio dedicato alla conferenza, raccogliendo i tweet in lingua inglese più interessanti e significativi. Si è parlato di mappe, di partecipazione, di standard e di altre cose tecniche. Ma anche di persone, di donne e di collaborazione.
Uno dei tweet che più ci ha fatto riflettere riguarda il futuro degli Open Data, che Laura Bacon ha individuato in quattro possibili direzioni:
- una cornice diversa in cui vari argomenti legati ai dati - inclusi gli Open Data - si riuniscono insieme;
- gli Open Data diventano un campo indipendente con organizzazioni e attivisti che spingono per il loro sviluppo;
- dominano gli sforzi di un settore specifico concentrato sui dati, gli Open Data diventano parte di un discorso più ampio;
- le energie si spostano su altri trend (ad esempio la privacy) e gli Open Data vengono de-prioritarizzati.
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Ok il futuro, ma dove siamo adesso?
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Hai a che fare in qualche modo con i dati aperti? Allora concorderai con noi: in Italia sui dati aperti c'è un po' di maretta. Quello che non sai è che, a quanto pare, il malcontento non è solo italiano. Grazie ad un tweet di Alex Howard abbiamo scoperto che non siamo gli unici a sentirci nel "trogolo della disillusione" (se l'insieme di parole virgolettate non ti dicono niente, si riferisce ad una delle fasi del Hype cycle di Gartner). Dopo anni di aspettative, ci troviamo - noi e tutto il resto del mondo - di fronte ad una verità dolorosa: non stiamo cambiando le cose come vorremmo e siamo più vecchi di un decennio, più acidi e meno disposti a credere alle "favole". Il ciclo, però, non si conclude nel trogolo, non faremo la fine del cavallo di Atreiu - ingoiati dal fango - ma, con fatica, arriveremo a rendere produttivi i nostri sforzi (almeno teoricamente).
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Qualche mese fa, abbiamo segnalato il resoconto del primo anno di g0v.tw. Avevamo promesso di tradurlo, ma i giorni si sono accumulati e trasformati in mesi. Sappiamo che la tua vita non si è fermata, ma finalmente siamo riusciti a sistemare e rendere presentabile la traduzione che ha fatto Erika. La trovi, come sempre, nella nostra pubblicazione su Medium (piccolo momento da blogger molesti, la segui? Perché dovresti) e ti consigliamo di munirti di un buon the caldo prima di cominciare a leggerla - Medium dice che ci vogliono circa 26 minuti. Racconta di un gruppo di attivisti, delle loro difficoltà, di cosa hanno ottenuto in un anno di attività (tra il 2013 e il 2014), di come sono state accolte le loro iniziative e (anche) di come hanno affrontato il problema dei dati aperti.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Open Data Barometer – Leaders Edition di World Wide Web Foundation
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L'Open Data Barometer è un'iniziativa che mira a misurare come i governi pubblicano e utilizzano gli Open Data per l'accountability, l'innovazione e l'impatto sociale. La Leaders Edition "looks at the 30 governments that have adopted the Open Data Charter and those that, as G20 members, have committed to G20 Anti-Corruption Open Data Principles".
Nonostante i governi presi in esame si muovano più velocemente del resto del mondo, i progressi sono ancora piuttosto lenti e solo il 19% dei dataset esaminati è davvero aperto. Ti sta venendo la depressione? Anche a noi, però abbiamo anche capito perché è ancora importante essere vigili sui dati aperti.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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