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Di cose da imparare ne abbiamo segnalate svariate, ma ti rinfreschiamo la memoria con un solo link perché siamo magnanimi. Oggi vogliamo parlarti di cose da studiare, ma un po' meno basiche. O meglio, gli argomenti sono complessi, ma le cose che ti proponiamo sono un punto di partenza semplice e chiaro perché non è detto che non si possa parlare di cose difficili in modo comprensibile.
Iniziamo da qualcosa di teorico: i beni comuni. A noi non piace moltissimo quando si mette questa etichetta ad una cosa che, di fatto, è di interesse collettivo. Poi, ti chiediamo di seguirci nei meandri dei dati "collegati" (i famosi Linked Data, mai notato che togliendo il suffisso resta link, cioè collegamento?). L'ultima cosa di cui ti vogliamo parlare sono i patti di collaborazione tra Amministrazioni e cittadini, se non sai cosa sono, non temere, lo scoprirai!
Insomma, vogliamo darti qualcosa da cui partire. Poi approfondire sta a te, come quando si scrivono le tesi di laurea e si sfruttano le bibliografie dei libri che citiamo per trovare altre cose sull'argomento. Buone scoperte!
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Ora di tornare a scuola (più o meno)
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Cosa ne pensi di beni comuni? Non dei beni, proprio delle due parole accostate. A noi, muove un universo di senso che, allo stesso tempo, ci piace e non ci piace. Ma partiamo dalla definizione dell'ottima Treccani: "L’insieme delle risorse, materiali e immateriali, utilizzate da più individui e che possono essere considerate patrimonio collettivo dell’umanità (in ingl. commons)". L'idea che ci siano delle cose che sono di tutti e che sono di interesse collettivo (vuoi qualcosa di più tech? OpenStreetMap e Wikipedia) è parte della nostra visione del mondo, ma le due parole insieme proprio non ci piacciono: ci danno l'idea che sia una cosa un po' comunista e che riguarda solo le cose materiali. In ogni caso, così sono definiti e non possiamo farci nulla. Se dell'oggetto in questione hai un'idea piuttosto vaga (e non hai fastidi lessicali che ti bloccano), ti consigliamo di partire dalla definizione estesa che abbiamo già linkato, per poi saltellare verso una presentazione più storica (di Mauro Orlandi, per Treccani) e un'ottima analisi dal punto di vista giuridico di Maria Rosaria Marella sempre per Treccani. Tutte le cose che abbiamo linkato hanno bibliografia e note in calce da cui puoi cominciare il tuo percorso di approfondimento, nel caso tu voglia davvero saperne di più.
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Dati collegati, ma che stai a dì?
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Va bene, va bene di dati collegati non parla nessuno. Il loro nome ufficiale è Linked (Open) Data, dove l'Open è tra parentesi perché mica è necessario che tutti i Linked Data siano anche aperti. Ancora non ti si accende nessuna lampadina? Wikidata ti aiuta o ti fa confondere ancora di più? Quando avrai tre ore abbondanti, puoi recuperare il corso di formazione che ha fatto Giorgia Lodi di AgID per #opendatafvg. Non serve che queste tre ore tu ce le abbia consecutive, perché i video sono cinque: il contesto normativo nazionale e internazionale sugli Open Data, cosa sono gli Open Data, licenze e metadati, analisi dei cataloghi e la rete di ontologie e vocabolari. In questi video Giorgia è estremamente chiara, parla di un sacco di cose che permettono di cominciare a mettere le mani in pasta e di come fare dati che siano interoperabili (il che è comodo anche per chi con quei dati ci fa qualsiasi cosa). Come proseguire da qui dipende solo da te.
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"Sostanzialmente un patto di collaborazione prevede che un bene comune possa diventare oggetto di azioni di cura, rigenerazione, riuso o gestione per iniziativa di cittadini singoli o associati, ovvero su proposta dei funzionari o dei responsabili politici comunali. Tale proposta proviene “dall'alto” o “dal basso” ma risulta sempre come azione, materiale e/o immateriale, che non può prescindere dal responsabilizzare le diverse parti contraenti, che si impegnano a rispettare gli impegni pattuiti", partiamo da qui per scoprire i patti di collaborazione, veri e propri contratti tra Amministrazioni e cittadini. Sono strumenti che ci piacciono molto (pur non avendone mai firmato uno): responsabilizzano tutti i soggetti coinvolti, legittimano sia quello che fanno i cittadini sia quello che fa la parte pubblica e, infine, abilitano l'idea che le cose sono di tutti, quindi ANCHE mie, da entrambi i lati coinvolti. Un'altra risorsa che ti segnaliamo è questo blogpost di Labsus (il laboratorio per la Sussidarietà). Ma perché fermarsi qui? Labsus cura una newsletter - che leggiamo sempre con piacere - su beni comuni, sussidarietà e Amministrazione condivisa (trovi il form per iscriverti in alto a sinistra direttamente nel loro sito). Quando avrai letto un po' di più, magari, ti verrà voglia di provare a farne attivare uno per qualcosa che ti sta a a cuore anche nel tuo Comune.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Terramare di Ursula K. Le Guin, Mondadori
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Se non sai chi sia l'autrice o non hai mai sentito parlare di questa saga fantasy, sappi che sei in buona compagnia. Non importa che si sia inventata un paio di universi e svariate lingue (che, volendo, puoi metterti a studiare), non ha mai raggiunto la notorietà di Tolkien o della Rowling. Resta sempre una chicca che i lettori si passano un po' sottobanco.
Questo ciclo di romanzi segue Ged un giovane e talentuoso mago e la sua lotta contro l'ombra che cresce in lui. Al di là del vezzo intellettuale di farti imparare una lingua completamente di fantasia - e completamente inutile -, questo è il libro di questo numero perché parla del potere delle parole, perché è una saga piuttosto epica, perché parla di eroi (ma, soprattutto, della necessità di questi eroi di prendersi cura di qualcosa di più grande di loro). In ogni caso, in questo universo ci sono i draghi e si può parlare con loro e se non ti convince questo, non sappiamo cosa possa farlo.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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