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Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Orco, l'acqua...
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Mentre leggi queste righe, a L'Aquila si sta svolgendo un evento sui dati (aperti e non) usati come strumento "per la costruzione di pratiche e politiche efficaci per prevenzione dei rischi naturali, per affrontare la vulnerabilità dei territori, per rispondere alle emergenze e per processi di ricostruzione". Quando l'abbiamo scoperto, abbiamo cominciato a chiederci cosa possono fare i civic hacker per le emergenze, complici anche i problemi sempre più pressanti legati all'emergenza climatica. TerremotoCentroItalia è una di quelle cose che citiamo spesso e volentieri - ne abbiamo parlato in uno dei primi numeri di questa newsletter. Ma c'è dell'altro. Oggi rispolveriamo alcune cose - anche un po' vecchiotte - che potrebbero essere di aiuto a chi volesse fare qualcosa per le emergenze di questo periodo. Tra codice Open Source e strumenti aperti, c'è solo l'imbarazzo della scelta per chi vuole fare civic hacking.

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Salvagente contro la marea (informativa e non)

Lavorare sull'hardware

Uno dei problemi delle emergenze è che non ci sono i dati. O meglio, i dati ci sono, ma finiscono sommersi da altro: l'urgenza, i danni, il bisogno di soccorsi. Misurare qualcosa è francamente l'ultima cosa a cui si pensa in una situazione di emergenza: ecco perché monitorare - cioè misurare prima e continuare a farlo poi - è fondamentale.
Se abiti in una zona con dell'acqua vicino (fiumi, lagune, laghi), forse ti potrebbe essere utile trasformare il "mamma mia quanto è alta l'acqua!" in un numero, qualcosa di solido e concreto. Quindi, ti segnaliamo #acqualta, "un’opera collettiva e un’azione di civic hacking che che consiste nella distribuzione in vari punti di Venezia di alcuni sensori che comunicano in tempo reale i dati relativi al livello di marea. Si vuole proporre un sistema di monitoraggio libero sui dati aperti dell’acqua alta a Venezia". Il progetto è nato tra il 2013 e il 2014, nel frattempo è stato abbandonato e il dominio è scaduto (motivo per cui ti rimandiamo ai salvataggi di archive.org). L'idea è ancora buona e il codice è su GitHub, nel caso volessi provare a replicarlo (piccola avvertenza: il sensore in sé è protetto da un brevetto, ma il processo assolutamente no).

Ripensare il software

OpenStreetMap fa tante cose: noi lo usiamo soprattutto come alternativa alle mappe proprietarie nei navigatori quando andiamo in posti nuovi. Cosa c'è da ripensare in questo? C'è che un sacco di gente usa quelle mappe per dare una mano in situazioni di emergenza. Si chiama crisis mapping, ossia una modalità di usare e compilare mappe organiche e "vive" per raccogliere, analizzare e visualizzare dati in tempo reale durante le emergenze o le crisi di vario tipo. Qualche anno fa abbiamo conosciuto Valeria Villan di Standby Task Force che ci ha spiegato come funziona il crisis mapping e un sacco di altre cose interessanti. Standby Task Force è un insieme di volontari che vengono attivati in caso di disastri naturali e non. L'idea di fondo è che al mondo siamo tanti e, grazie anche alla Rete, possiamo dar sfogo alla nostra voglia di essere utili o di fare qualcosa. Si va dalla mappatura di media e social network per la diffusione di notizie utili, alla creazione di mappe di vario tipo - ad esempio, di dove sono le tende per passare la notte in una zona terremotata.
Oltre a loro, ci sono un sacco di altre forme di attivismo digitale per le emergenze legate a OpenStreetMap. Alcune le racconta Patrick Meier in un video per il National Geographic. Altre le racconta Maurizio Napolitano nel suo blog. Altre ancora le troviamo nel blog di Wikimedia Italia. Non fermarti alle date dei post - lo sappiamo che sono vecchietti, ma ha ancora senso leggerli e prendere qualche spunto.

Raccogliere dati

In questi anni, tutti noi passiamo molto più tempo sui social network di quanto sia necessario. Perché in una situazione d'emergenza dovrebbe essere diverso? Ci raccontano le sfumature di questo strano fenomeno i tipi di Crisis Lab, un'azienda che si occupa di Social Media Emergency Managment. "La lunga stagione degli uragani 2017 ha offerto nuovi spunti per la comunicazione in fase di crisi, con nuovi interpreti che hanno contribuito in modo innovativo a raccogliere le richieste di soccorso e ad organizzare la risposta e la gestione dei soccorsi. [...] Lo stile poco mainstream e più partecipativo accomuna i nuovi canali alle iniziative di civic hacking e delle comunità di volontari digitali che hanno lavorato durante l’emergenza per mettere a sistema i dati e ridistribuire la conoscenza acquisita, mappando e censendo opportunità e necessità del territorio. L’importanza dei dati aperti e l’applicazione del concetto di smart city ha fatto si che durante la calamità è stato possibile acquisire e verificare in tempo reale una serie di informazioni come il livello delle acque, i percorsi di evacuazione ancora sicuri e i centri di accoglienza più vicini. La spontaneità delle iniziative e la possibilità di trovare dati aperti può favorire in contesti evoluti alcune iniziative di civic hacking come nel caso di harveyneeds.org, che ha tradotto i dati in risorse informative e di coordinamento per coadiuvare o sopperire agli sforzi dell’autorità competente" scrivono nel loro blog. Anche se non sai programmare, questo è un modo più che fattibile di fare del bene sfruttando i social network.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Satura di Eugenio Montale, Mondadori

Montale è uno di quei poeti che piace parecchio a chi insegna italiano e molto meno a chi se lo trova nelle antologie. Di sicuro non è uno di quei poeti che fanno venire in mente "emergenze" alla prima lettura. Eppure, in questa raccolta si trova una poesia scritta subito dopo l'alluvione di Firenze: il poeta guarda ai danni subiti dalla sua casa, pensa alla moglie e agli oggetti condivisi con lei e persi per sempre. I mobili diventano ghiacciai infranti, la moglie una figura mitologica e l'autore un essere incrostato di fango. Al di là di questa poesia specifica, ci sono un sacco di altri scritti che parlano di amore, ma anche di vita come l'ultima scelta davvero privata. Le parole sono frutto di tutti gli anni che Montale ha vissuto e, come per tutta la poesia, l'unica è leggere da soli per farsi un'idea (l'edizione che ti abbiamo consigliato è commentata, nel caso parafrasi e analisi non siano il tuo forte).
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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