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Nel caso non fosse chiaro, spesso e volentieri usiamo questo contenitore per cercare riflessioni su confronti che abbiamo in privato. Questa settimana non fa eccezione. Da qualche mese - in particolare da quando abbiamo fatto la serie di post su open-washing e apertura di copertura - stiamo dibattendo su civic hacking e potere. Non solo perché le stanze dei bottoni, a volte, sembrano inaccessibili o perché ci è sempre più chiaro che abilitare qualcuno significa togliere potere a qualcun altro, ma anche perché pensiamo che interrogarsi su queste dinamiche sia parte dell'essere cittadini, prima ancora che civic hacker.
Questa settimana, ti proponiamo una serie di link in inglese per cominciare a riflettere con noi su etica, buone intenzioni e come si manifesta il potere. Se la lingua inglese non è tua amica, ti lasciamo una riflessione su Pinocchio - sì, il libro di Collodi - pubblicata su RAI Cultura perché, come spesso succede, non è una questione di tecnologia, anzi.
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Possibilità oggettiva di agire, di fare
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Etica e moralità non sono esattamente la stessa cosa: i filosofi lo sanno perfettamente e si interrogano sul significato di queste due parole da secoli. Una cosa può essere etica - e interrogarsi sui comportamenti giusti e sbagliati - e morale - onesto, probo, morigerato - ma le due cose non sono conseguenti, specialmente quando si parla di dati o tecnologia. Almeno in italiano.
In inglese la questione è un po' diversa: ethics copre sia l'etica che la morale (con grandissima gioia dei filosofi di cui sopra). In entrambi i casi, abbiamo una risorsa per te.
La prima è un blogpost di Casey Fiesler che ci aggiorna sulla sua iniziativa su etica e corsi legati alla tecnologia (ne abbiamo parlato in passato). In questo blogpost la professoressa si interroga su cosa diamo in pasto alle intelligenze artificiali per farle imparare (in particolare concentrandosi su dati, algoritmi e contenuti).
La seconda è un blogpost di Thomas Moran con uno sguardo un po' meno accademico sulla sua percezione di moralità e legalità nel contesto di dati, talpe e hacker.
Entrambi sono spunti da cui partire per trovare la tua risposta alla questione.
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Jessica McKenzie ha scritto un blogpost per Civic Hall il cui titolo (Good tech, bad tech) ci ha ricordato un po' quando da piccoli le nostre mamme ci riprendevano perché mettevamo le mani per terra. Nonostante il titolo, la questione centrale del blogpost è urgente: come può essere dannosa la tecnologia creata per fare del bene?
Partendo dalle definizioni di tecnologie civiche - o civic tech per gli anglofili - date dai suoi colleghi, l'autrice ci illustra il primo problema con cui si è scontrata. "Come giornalista, c'è qualcosa di strano nell'indagare un settore definito non da quello che viene fatto, ma dal suo valore presupposto o previsto per la società. Dopotutto, come possono esserci tecnologie civiche 'cattive' quando esse sono - per definizione - 'tecnologie per il bene comune'? [...] Come molti altri strumenti, le tecnologie civiche creano vincitori e perdenti. L'anno scorso ho scritto in abbondanza di un'azienda di mappatura territoriale di Detroit che lavorava con l'idea che la trasparenza e gli Open Data fossero intrinsecamente buoni, sebbene speculatori e opportunisti fossero beneficiari molto più probabili del suo lavoro".
La lettura è lunga, non farti scoraggiare: quando si parla di potere e iniquità il discorso è sempre complicato.
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Te li ricordi i Panama Papers? Si tratta di oltre 2,6 terabyte di dati riservati sulle aziende off-shore, compilati in più di trent'anni di attività da parte di uno studio legale panamense, resi pubblici tra il 2013 e il 2016. Oggi te ne parliamo non perché abbiano reso vagamente più trasparente il mondo della finanza (la trasparenza in sé non è uno spostamento di potere), ma perché sono un esempio perfetto di quanto sia complesso ragionare in termini di openness fino in fondo.
"Il leak che riguarda le società off-shore e i paradisi fiscali è il più grande fino ad ora in termini di dimensioni, ricaduta e complessità, nonostante questo il dataset lavorato e rilasciato è piuttosto piccolo (circa 36 Mb di dati compressi). Questa è l'occasione per aprire un'opportunità ad una comprensione e ad una partecipazione dei cittadini interessati maggiormente plurale e un approccio che mescoli riproducibilità delle ricerche, attivismo legato ai dati e utilizzo dei dati senza intoppi" è solo l'introduzione di Activism and frictionless data di Offray Vladimir Luna Cárdenas. Il blogpost parla di dati e giornalismo - ovviamente -, ma anche di rappresentazione, di come si raccontano le storie nascoste nei dati e di cosa significa considerare qualcosa di più complesso del semplice rilascio dei dataset.
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NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT
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Dì la verità anche se la tua voce trema di Daphne Caruana Galizia, Bompiani
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L'autrice di questo saggio è una giornalista, è maltese ed è stata uccisa perché cercava di raccontare il potere legato al movimento di denaro nel suo Paese. Tra queste pagine troverai alcuni degli articoli scritti dalla giornalista: parlano di finanza, di giornalismo, di complotti, di censura. E del rovescio della medaglia: libertà, testimonianza, attivismo e possibilità di esercitare i propri diritti. Di fondo, è una complicata riflessione su quello di cui abbiamo parlato in questo numero e sulla responsabilità personale. E sul perché il potere riguarda tutti.
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Buona lettura!
Erika e Matteo
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Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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