[NOTA]
Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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Non è un problema tecnologico, fidati
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Quando abbiamo cominciato a studiare in maniera più sistematica il civic hacking - sia in Italia che all'estero - ci siamo resi conto quasi subito che la parte tecnologica è molto piccola. Fare civic hacking significa risolvere problemi concreti in modo creativo: rincorrere l'ultimo ritrovato tecnologico non fa parte di queste soluzioni. Certo, infrastrutture come Internet permettono collaborazioni e un grado di coinvolgimento assolutamente impensabile fino a qualche anno fa. Nonostante questo, un nuovo sito, una nuova app, un nuovo marchingegno non risolvono i problemi, anzi, a volte li inaspriscono notevolmente. Rincorrere l'ultima figata tecnologica non è quasi mai la soluzione.

Questa settimana ti lasciamo alcuni link per cominciare a farti una tua idea sull'argomento.

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Parliamo di [inserire ultima buzzword tech]

Bisogna creare nuovi strumenti!

Lo strascico della caduta di un ponte a Genova si fa sentire anche a distanza di tempo. Maurizio Melis ha intervistato Carmelo Gentile per Radio24 il 5 febbraio scorso per parlare di Open Data, sensoristica e controllo dei danni delle infrastrutture. La soluzione proposta è il monitoraggio dinamico di tutte le infrastrutture a livello nazionale (al costo stimato di mille euro a sensore). Non che sia un'idea malvagia, ma, secondo noi, pecca un po' di ingenuità: il problema degli Open Data non è mai stato infrastrutturale. Negli anni abbiamo visto rilasciare dati inutili, dataset che non vengono aggiornati, dati con una copertura a macchia di leopardo del territorio. Abbiamo visto Amministrazioni, privati e aziende sperimentare con mille ritrovati tecnologici senza arrivare a un cambiamento solido delle procedure e dell'utilizzo dei dati prodotti. Abbiamo visto milioni di euro letteralmente buttati alla ricerca dell'ultimo trend, quello più vistoso e colorato, senza nessuno studio o strategia a sostegno del progetto. Insomma, forse è il caso di pensare a come lavorare meglio, non a quale nuovo scintillante gadget adottare.

Si tratta di essere creativi...

Non diciamo niente di nuovo quando affermiamo che il trucco per usare i dati con un certo successo è essere creativi. Molte delle storie di civic hacking che abbiamo citato nei numeri di questa newsletter hanno a che fare più con la creatività che con l'ultimo ritrovato della tecnica.
Un paio di esempi concreti di cosa significa affrontare - o meglio usare - i dati con creatività riguardano Minecraft e le scuole (non insieme, ma potrebbero).
Minecraft è un videogioco in cui si possono letteralmente costruire mondi. C'è un'azienda che trasforma i dati geospaziali in template da usare nel videogioco per creare la propria - o altre - città. Non sembra niente di speciale, ma pensaci: con un paio di clic potresti spiegare cosa sono i dati, le mappe, la modellazione 3D, come si scaricano e si aggiornano i dati di OpenStreetMap, cosa significa contribuire a un progetto che è un bene comune digitale - OpenStreetMap, non Minecraft - e come si possono visualizzare i dati.
A proposito di visualizzazione dei dati, sono sempre più frequenti esperimenti di visualizzazioni nel mondo fisico, che nascono da dati digitali (a proposito di onlife di cui abbiamo parlato un po' di tempo fa). DATACRAFTS - La bottega dei dati è un percorso di formazione per docenti che ha come risultato -- almeno stando alla presentazione -- "sculture e rappresentazioni fisiche che comunichino le proprie scoperte". Vuole far scoprire come funziona "una redazione giornalistica innovativa, cosa sono i dati e dove si 'nascondono' nella nostra vita quotidiana, come si progettano attività di raccolta e analisi, come si sceglie l’angolo narrativo giusto e quali formati adottare per comunicare in maniera creativa con il proprio pubblico. Una volta tornati in classe i docenti, insieme ad alunni e alunne, sviluppano un progetto di ricerca e indagine su uno dei temi proposti, raccogliendo dati sul campo (ad esempio interviste nelle scuole o durante eventi), analizzando i dati, sperimentando la progettazione guidata (ad esempio sketching a mano) e realizzando output innovativi". 

... o di pensare in grande?

Qualche anno fa, un portale della FAO che si chiama AIMS - Agricultural Information Management Standards Portal - ha diffuso uno studio in lingua inglese sulla necessità di un ecosistema globale per i dati che riguardano cibo e agricoltura. Lo studio è piuttosto lungo e non è per niente immediato, ma è davvero interessante il modello che viene proposto. "Agriculture would benefit hugely from a common data ecosystem. Produced and used by diverse stakeholders, from smallholders to multinational conglomerates, a shared global data space would help build the infrastructures that will propel the industry forward [...]  the report lays out a roadmap, based – first of all - on foundations of building trust and understanding incentives (both for data providers and consumers) in:
- Sourcing, including data provenance, finding data, data licensing and security, data size and speed;
- Sharing, opening, using and maintaining data. 
On this basis, appropriate and sustainable business models for the global agricultural community could be further developed" ci raccontano nella presentazione.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

6|5 di Alexandre Laumonier, Nero Editions

Quando si parla di tecnologie favolose, non si possono non citare gli algoritmi. In pochissimi sanno come sono fatti, ancora meno sono quelli che sanno costruirli, ma ne parlano tutti: dalle nonne ai panettieri, a volte pure i romanzieri.
In questo romanzo, Alexandre Laumonier fa parlare Sniper, un algoritmo che regola il mercato finanziario. Sniper è veloce e immateriale, ma soprattutto incompreso. La sua funzione è di muovere soldi velocemente - in unità di misura inferiori al millesimo di secondo -, ma nessuno sa cosa fa davvero. L'autore sfrutta la sua voce per raccontare ai lettori come nella finanza si è passati da un processo relativamente "umano" a uno quasi completamente delegato alle tecnologie. Quasi a dimostrazione che la tecnologia non è quasi mai la soluzione, gli algoritmi di questo libro si comportano come gli umani: rubano risorse, creano stalli, aspettano, mettono in difficoltà i loro simili, agiscono nell'ombra, sgomitano, urlano. Esattamente come i broker nelle Borse fisiche.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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