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Oggi apriamo con una domanda. Secondo te, esistono i dati "di pubblico interesse"?

La legislazione italiana prevede che esista un interesse collettivo, comune alla maggior parte delle persone che stanno sotto un certo ordinamento. Nel mondo fisico - ma anche digitale - esiste l'idea dei beni comuni (ne abbiamo parlato qualche numero fa). Ma questi coprono l'interesse di tutti? Ad esempio, Wikipedia è sicuramente un bene comune digitale e l'interesse collettivo che ci sta dietro è di manutenzione e di accesso. Per i dati il discorso è un po' più complesso: periodicamente, tornano alla ribalta esempi di dati che interessano a tutti, ma non sono legalmente utilizzabili da chiunque nonostante possano essere utili a tutti (tipo i CAP).

Oggi parleremo degli orari dei treni. Già ti sentiamo borbottare che gli orari sono di tutti, mica sono un segreto, che vuol dire che non li posso usare? Un po' ti dimostreremo che no, quei dati non li puoi usare, un po' ti vogliamo mettere la pulce nell'orecchio - non solo sulla soluzione del caso specifico, a cui qualcuno sta già lavorando, ma anche su tutto il ciclo di vita del dato in ottica di interesse pubblico.

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Di app, treni e orari

Partiamo dall'inizio

Che i dati dei treni chi ce li ha, se li tiene stretti è cosa nota. Non è una novità del digitale, dell'epoca moderna. Gli orari sono dati che vanno comprati. Punto.
Lo sa bene Grippaudo, un piccolissimo editore che faceva una pubblicazione sola: gli orari dei treni tascabili in "un blocchetto rettangolare con la copertina gialla, dai fogli grigi e leggerissimi, destinati a strapparsi e stropicciarsi fin dal primo utilizzo". Noi non li abbiamo mai visti, ma la descrizione di Cecilia Ghidotti concorda con tutte le altre che abbiamo trovato (tra cui quella di letteredalucca, che aggiunge anche un'immagine di testimonianza).
"Trenitalia è il monopolista de facto della gestione del servizio di trasporto ferroviario passeggeri in Italia e costituisce l’unica fonte dalla quale le imprese editrici degli orari ferroviari possono acquisire le informazioni relative agli orari dei treni passeggeri. Inoltre, Trenitalia pubblica un proprio orario ferroviario, utilizzando gli stessi dati venduti a Grippaudo, di cui è quindi concorrente diretto, oltre che fornitore" troviamo scritto su Il mondo dei treni, in un piccolissimo blogpost del 2008 che annuncia la causa fatta a Trenitalia.
Perché se i dati li vendi, cerchi di guadagnarci il più possibile e, se i dati ce li hai, perché renderli accessibili ai tuoi concorrenti? Che quegli orari servano a tutti i tuoi clienti, non importa.

Il blocchetto, ma digitale

Trenìt! è la versione digitale e sotto steroidi del Grippaudo, ossia "startup creata da Daniele Baroncelli con sede al TechHub di Londra, che ha sviluppato un’app scaricata su oltre 3 milioni di smartphone. In mezzo ci sono i dati relativi ai treni che ogni giorno percorrono le ferrovie italiane. Meglio, c’è il fatto che Trenit utilizzi proprio questi dati per fornire ai propri utenti informazioni in tempo reale rispetto a eventuali ritardi. E c’è una causa intentata da Trenitalia che contesta l’uso definito illegittimo di questi dati" scrive Riccardo Saporiti per Wired.
Dato che anche qui c'è di mezzo una causa, sentire un avvocato è sempre interessante. Nello specifico, Simone Aliprandi scrive nel suo blog "grazie all'articolo di Riccardo Saporiti per Wired Italia vengo a conoscenza della bizzarra diatriba legale che vede protagonisti da un lato Trenitalia dall'altro Trenit (startup con base a Londra ma creata dall'italiano Daniele Baroncelli). La prima ha fatto causa alla seconda per aver utilizzato all'interno della sua app i dati relativi al traffico ferroviario esposti sul sito Viaggiatreno.it senza però aver chiesto autorizzazione, bensì considerandoli #opendata liberamente riutilizzabili da chiunque. Saporiti si ferma più sull'aspetto etico chiedendosi che senso abbia che dati raccolti e gestiti da un'azienda pubblica e relativi a un servizio pubblico che viaggia su una rete di proprietà anch'essa pubblica, possano essere trattati come proprietari. Io invece mi sono sempre occupato dell'aspetto giuridico del fenomeno Open Data" e continua con un'analisi del perché questa diatriba è "bizzarra".
(Ci teniamo a specificare che la ragione o il torto verranno decisi da persone che fanno quello di lavoro, noi qui vogliamo solo lanciare un sassolino nel grande mare degli Open Data. Un sassolino che si chiama interesse pubblico.)

Com'è andata a finire?

La vicenda è ancora aperta, ovviamente. Quello che sappiamo, sempre grazie a Riccardo Saporiti per Wired, è che "Trenit è di nuovo online. L’applicazione che fornisce in tempo reale i ritardi dei treni è già nuovamente disponibile sull’Apple Store e lo sarà entro la serata sul Play Store di Android. Il tutto grazie a una decisione del tribunale di Roma, che ha ritenuto non ci fossero i presupposti per una sospensione cautelare del servizio".
La vicenda, però, ha avuto una certa risonanza e ha il merito di aver innescato una discussione un pochino più ampia (in cui ci inseriamo anche noi). Se nel mondo degli attivisti dell'Open Data gli orari dei treni sono un muro con cui ci si scontra spesso (giusto per darti un'idea, nella mailing list di Spaghetti Open Data ci sono discussioni recenti sulle API, discussioni meno recenti sui dati degli orari come Open Data, discussioni sui dati svizzeri - uno e due - solo per linkarne alcune), non è detto che il discorso sull'interesse pubblico sia affrontato con altrettanta frequenza.
Vincenzo Patruno e Marina Bassi hanno approfittato della vicenda di Trenìt! proprio per riflettere su dati, interesse pubblico e asset aziendali. Affrontano la questione da un punto di vista etico, da uno economico e da uno legale e, dato che il blogpost è cortino, non aggiungiamo nessun estratto, ma ti invitiamo a recuperare tutto dall'originale.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

L'Italia in seconda classe di Paolo Rumiz, Feltrinelli Editore

Questo libro di viaggio (che trovi anche in formato epub) è il racconto - piuttosto romanzato - di cosa vuol dire essere dall'altra parte. In tutta la newsletter ti abbiamo parlato di aziende, dati e app, ma i passeggeri, in tutto questo, dove sono? Le persone per cui quei servizi dovrebbero funzionare, come la vivono?
Noi potremmo raccontarti la nostra esperienza (viaggiare in treno ci piace parecchio e facciamo spesso vacanze legate ai binari), ma perché rubare il lavoro a Rumiz? L'autore, accompagnato da un misterioso personaggio che si fa chiamare come una vecchia locomotiva, decide di partire per un viaggio di 7480 chilometri, tutti rigorosamente in seconda classe, in littorina. Il viaggio - e la narrazione - si snoda tra fichi d'India e personaggi assolutamente improbabili, gli orari sono flessibili (o meglio, lo sono i viaggiatori) e i protagonisti sono i binari con i loro treni e tutto quello che gli succede attorno. Non si parla di aziende, né di app, nè di cause legali, quindi lo puoi leggere anche mentre sei in un treno e ti vuoi solo godere il viaggio.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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