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Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
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I civic hacker contro l'idra di Lerna
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Hai presente le fatiche di Eracle? Per rinfrescarti la memoria, Eracle - o Ercole - è un eroe della mitologia greca e romana che, a un certo punto, viene mandato a compiere delle missioni per misurare il suo valore. Una di queste fatiche è sconfiggere l'idra di Lerna, un mostro le cui teste si moltiplicano quando vengono tagliate.
Te ne parliamo perché se ti occupi di dati o di civic hacking, ti sarà chiaro che è quasi un'idra, soprattutto in questi ultimi mesi. Comunque decidi di affrontare un problema, scoprirai che ce ne sono almeno altri due sotto. Ad esempio, potresti voler fare delle riflessioni sull'andamento di una pandemia a partire dai dati (come sta provando a fare, tra gli altri, Matteo Villa su Twitter), per poi renderti conto che le fonti misurano cose diverse o che i dati non ci sono o che i dati sono a campione, ma non è dichiarato da nessuna parte, o che le elaborazioni grafiche sono parzialmente vere, ma anche parzialmente false. Pensavi che il problema fossero i dati, invece è più profondo: metodo, rilascio e altre cose con cui non vogliamo tediarti.

Questo mese sembra che concentriamo queste righe solo sui dati, ma non è così. Vogliamo parlare di problemi e soluzioni, di creatività, di riuso e di altre cose decisamente positive che sono nate in questo periodo.

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Direi di dare un taglio al taglio delle teste

Più Open Data e meno dashboard

"Da quando è diffusa a livello mondiale la pandemia COVID sono sorte innumerevoli dashboard (con mappa o meno…), utilizzate per comunicare le informazioni e i dati della diffusione del contagio.
A questi strumenti, sicuramente utili e più o meno graficamente gradevoli e/o semplici da usare, non ha fatto seguito, in parallelo, la pubblicazione dei 'dati' su cui queste si basano utilizzando una modalità aperta ed interoperabile, basandosi su standard e formati di interoperabilità internazionali ed utilizzando licenze d’uso dei dati (e dei servizi) adeguate. Ma l’importanza di avere questi dati disponibili, e quindi di 'liberarli' per garantire innanzi tutto, da un lato, la massima trasparenza e dall'altro per permettere analisi, approfondimenti e ausilio 'data-driven' alle decisioni, è quanto mai importante" scrive Cesare Gerbino in un blogpost di cui francamente avremmo voluto citare ogni singola parola (che è un modo diverso di dirti di leggerlo tutto).
Cesare continua con degli aspetti più tecnici (ad esempio, standard e necessità di un'ottica open), ma tocca cose fondamentali. La prima è la necessità di non replicare gli sforzi, dove possibile: ad esempio, sulla raccolta dei dati senza fare troppa fatica abbiamo trovato due piattaforme che cercano di farlo in modalità crowdsourcing - quella di Infodata di Il Sole 24 ore e IoConto di Luca Foresti, Isaia Invernizzi dell’Eco di Bergamo e Laura Almici e Giovanni Pizzocollo di BresciaToday.
Continua analizzando gli sforzi della società civile, sia per l'accesso ai dati che per la raccolta e rielaborazione (che lo sappiamo che i dati dovrebbero essere machine readable, ma non lo sono quasi mai). Non a caso, anche all'ODI - Open Data Institute - si parla di un'approccio collaborativo alla manutenzione dei dati. In un blogpost (in inglese) Leigh Dodds scrive: "è possibile che tu già conosca termini come 'crowdsourcing' o 'citizen science'. Entrambi sono esempi di manutenzione collaborativa. Ma può avere anche altre forme. All'ODI usiamo la manutenzione collaborativa dei dati per riferirci a qualsiasi scenario in cui organizzazioni e comunità condividono il lavoro di raccogliere e mantenere i dati. [...] Pensiamo alla manutenzione collaborativa come se fosse l'approccio open source applicato ai dati e riguarda la collaborazione in tutto il ciclo di vita di un dataset".

Ne stiamo parlando ancora????

"Il Paese in epoca di #coronavirus si accorge che 1/4 dei comuni é ancora fuori #ANPR e quindi numero decessi non é noto, gli stradari comunali non informatizzati e non geolocalizzati, il catasto strade missing in action, i codici CAP sono proprietà Poste e quindi non in #opendata" scrive Giovanni Gentili meno di un mese fa in risposta a un tweet di Istat. Se non sai di cosa sta parlando, ANPR sta per Anagrafe Nazionale Popolazione Residente e i CAP sono un cruccio della comunità degli Open Data da un po' (su Spaghetti Open Data se ne parlava già nel 2011, ma non è un cruccio solo italiano e se ne è parlato anche su forum.italia.it dal 2017). Ebbene sì, dopo quasi dieci anni ci stiamo ancora sbattendo la testa.

Nel caso specifico, i CAP sono asset aziendali di Poste Italiane e non se ne esce, ma per i dati pubblici c'è il FOIA, la norma che permette di ottenere l'accesso alle informazioni - ne abbiamo parlato diverse volte, tipo in questo numero o in questo - giusto? Non proprio. Un esempio è l'esperienza di Marco Cortella: "Dopo un mese di paziente attesa alla richiesta di accesso #FOIA ai dati COMUNALI (già presenti come mappa sul loro sito ma non scaricabili) sui contagi #COVID19, la Regione Piemonte mi risponde così. Con il link ai dati PROVINCIALI sul repository del @DPCgov Non ho parole" scrive su Twitter. Sui dati dei comuni, nel frattempo, sono stati fatti dei progressi (almeno su quelli relativi ai decessi), come dimostra Franco Morelli che li ha usati per farci degli esperimenti sul suo sito. "ISTAT ha rilasciato i primi dati 2020 sulla mortalità nei Comuni italiani, cioè i dati da 'anagrafe' dei decessi. È stato un dato molto atteso perché si sapeva avrebbe fornito una  prima visione abbastanza 'certa' degli effetti avuti dalla diffusione dell'epidemia; un tassello in più per capirne l'impatto e per capire se le assunzioni fatte sull'entità del contagio a livello territoriale erano corrette.
Infatti questi dati sono stati integrati nel rapporto dell'Istituto superiore di sanità e collegati a quelli di diffusione dell'epidemia al fine di dare una prima descrizione accurata del fenomeno. È una lettura che consiglio, e che serve per capire la visualizzazione dei dati che ho creato", cioè una visualizzazione con mappe e istogrammi sul'incidenza reale del virus sul tasso di mortalità a livello comunale.

Il lato positivo

Oltre a Covid19Italia.help (a cui abbiamo lasciato le redini per svariati numeri, ma se ancora non sai bene come funziona ti consigliamo di ascoltare Marieva Favoino e Cristina Galasso mentre ne parlano con Leonardo Vannucci), in questo periodo sono nate o emerse varie cose interessanti. Prima di raccontartele, lasciaci dire quanto siamo fieri del team di Covid19Italia.help: grazie ad un approccio open al loro lavoro hanno permesso a civic hacker di altre due nazioni - Grecia e Portogallo - di agire in tempo di crisi (che non è poco). L'entusiasmo non è solo nostro, comunque se ti interessa il perché e il per come di come è successa questa piccola magia, ne ha parlato Matteo Tempestini in una diretta nella loro pagina Facebook (se hai un po' di tempo anche le altre dirette sono interessanti. In particolare, quella su cosa vuol dire stare a casa per chi non è al sicuro stando a casa e quella sulle fake news in tempo di emergenze, se te le sei perse, valgono la pena).

Nella scorsa newsletter abbiamo parlato di monitoraggio e seguire i soldi è sempre utile per fare monitoraggio. Nel 2020 sono già stati stanziati moltissimi miliardi di dollari per far fronte alla pandemia (se vuoi scoprire il dato reale, vai pure alla dashboard interattiva realizzata da Devex, una piattaforma di notizie che riguardano i paesi in via di sviluppo), per cui seguire i dollaroni grazie ai dati è sicuramente utile. Abbiamo trovato un blogpost che parla della piattaforma lanciata da Devex e te lo linkiamo (ma non prenderlo in parola perché parla di Open Data, ma la licenza di quei dati non è esplicitata da nessuna parte e, come sai, che i dati siano disponibili, non significa che siano aperti).

Come in tutte le situazioni straordinarie, anche in queste ci si immagina un mondo diverso, un futuro ipotetico che sembra a portata di mano. Donato A. Limone, professore di informatica giuridica, si è immaginato la Protezione Civile del poi per key4biz. Noi partiamo dal presupposto che rispetto all'ultima emergenza di cui abbiamo memoria (il terremoto a L'Aquila) la Protezione Civile ha fatto non passi, ma balzi in avanti sia sulla comunicazione che sui dati - e questo va riconosciuto. Tra le cose che ha detto Limone, ci piacciono:

  • "Non esistono modelli digitali di protezione civile e dei servizi sanitari (a tutti i livelli istituzionali ed organizzativi): in entrambi i settori esistono infatti 'applicativi informatici' per gestire in modo frammentario una serie di dati/documenti e di attività amministrative, gestionali, tecniche. Non esistono sistemi informativi integrati";
  • "È necessario operare 'per modelli' e 'prototipi' di dati/processi/organizzazioni.
    [...] Di solito nel settore pubblico non si opera per modelli/prototipi e si opera in modo incrementale, frammentario, non lineare, con riferimento a prassi, più o meno collaudate da esperienze anche di altre amministrazioni, ma in un 'contesto organizzativo' rigido e formalistico, scarsamente flessibile, con 'catene decisionali e di comando' molto lunghe, ridondanti, costose, poco efficaci e funzionali";
  • "È necessario 'rafforzare' (senza fare altre leggi) il Dipartimento nelle funzioni di coordinamento, di indirizzo, di intervento, di ricerca, di previsione, di prevenzione, di intervento nelle emergenze previste dall’art. 8 del Codice. In particolare, è necessario dotare il Dipartimento di risorse adeguate ad avviare processi di trasformazione digitale, di formazione del personale del Dipartimento, di selezione e reclutamento di risorse per nuovi profili professionali specifici per la protezione civile, di ricerca e sviluppo di modelli/prototipi di protezione civile".

Un'altra cosa positiva che sta succedendo in questo periodo - che, in un certo senso, riguarda i futuri possibili - è che i dati vengono usati anche per raccontare storie diverse. La parte di aperto di dati aperti permette il proliferare di narrazioni e studi un po' diversi. Openpolis è una fondazione che si occupa di dati; in passato si è concentrata molto sui dati riguardanti la politica, ma in questo periodo sta facendo anche molto altro. Qualche settimana fa hanno lanciato un report che racconta il divario occupazionale tra genitori con figli. "Il divario occupazionale tra uomo e donna è un problema che riguarda tutti i paesi europei. Una disparità che dipende in gran parte dalla tendenza a far ricadere sulla donna, più che sull'uomo, le responsabilità genitoriali. Rispetto agli uomini, sono molte di più le donne che, una volta diventate madri, si trovano a uscire dal mercato del lavoro per occuparsi dei propri figli a tempo pieno.
Una scelta che spesso è spinta, oltre che da una discriminazione di genere, dalle difficoltà per le famiglie di accedere ai servizi educativi per la prima infanzia. Sia per la carenza di asili nido o altre strutture sul territorio, sia per il costo che in molti casi risulta elevato" sono solo le prime parole del report. Continuando a leggere troverai numeri, cifre, dati, ma anche un'analisi che collega fenomeni diversi.

A proposito di futuri possibili, se hai tempo e voglia puoi recuperare le registrazioni della conferenza TICTeC, un appuntamento annuale organizzato da mySociety per riflettere sulle tecnologie civiche, sul civic hacking e su come la tecnologia sta cambiando il modo di relazionarsi con la società civica. Tutto il programma e i link delle registrazioni le trovi nel TICTeC Online
2020 Schedule
. A noi, in particolare, sono piaciuti gli interventi su Reykjavík, sulla sostenibilità del civic tech e quello sull'Africa e le tecnologie civiche. Come sempre, però, ti consigliamo di vedere tutto e trovare i tuoi spunti, le tue lampadine che si accendono.

L'ultima cosa che ti vogliamo segnalare prima di un buon libro da leggere riguarda le buche. Se ci segui da un po', sai che il rapporto tra buche, arte e civic hacking è più stretto di quanto sembra (ne abbiamo parlato tempo fa) e anche in questo periodo c'è stato qualcuno che lo ha dimostrato. Jim Bachor, un artista che vive a Chicago, a riempito alcune buche stradali con dei mosaici che raffigurano alcune delle cose essenziali in questi mesi. Anche se l'artista ha dichiarato che la sua arte non è un'affermazione politica, da civic hacker sappiamo che non è così.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Invisibili - Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano. di Caroline Criado Perez, Einaudi

Qualche giorno fa stavamo scorrendo il nostro feed di Twitter, quando abbiamo notato un tweet in particolare. Simona Sciancalepore scriveva "[p]oi volevo dire che le mascherine non credo siano state fatte per la faccia di una donna, la mia, per esempio, se ne va in giro fin dentro agli occhi". Se anche tu hai avuto l'impressione che, a volte, le cose non siano fatte tenendo presente tutti, ma proprio tutti, questo saggio fa per te. Finalmente tradotto in italiano da Carla Palmieri, è un libro che parte dai numeri - o meglio dai dati - per raccontare come ci dimentichiamo sistematicamente di almeno il 50% della popolazione mondiale, le donne. Caroline Criado Perez parla di bagni, di trasporti pubblici, di infarti, di bias, di dati e di femminismi. Se vuoi avere un'idea di com'è il libro, ti lasciamo un video in inglese in cui l'autrice parla del perché ha deciso di scriverlo. E no, l'unica conseguenza di un bias sui dati non è solo la coda al bagno per le donne. 
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
Ps. come sempre, se trovi qualcosa di interessante a tema #CivicHackingIT, segnalacelo su Twitter.
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