[NOTA]
Questa pagina è una copia di archivio della newsletter di #CivicHackingIT.
[FINE NOTA]
Ti ricordi le vere storie di civic hacking?
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Da quanto segui questa newsletter? Forse, abbiamo passato assieme un tempo lungo abbastanza da farti ricordare le Vere storie di civic hacking o Altre vere storie di civic hacking oppure Ancora storie di civic hacking. Ebbene sì, c'è stato un tempo in cui le newsletter parlavano solo ed esclusivamente di esempi veri e concreti di civic hacking. Ben presto ci siamo resi conto che l'argomento è troppo sfaccettato per parlare solo di prototipi che avevano visto la luce, quindi abbiamo cominciato ad alternare esperienze a riflessioni più teoriche. Oggi, tuttavia, è giunto il momento di chiederci: ma che fine hanno fatto quelle vere storie di civic hacking? Un po' siamo davvero curiosi, un po' vogliamo cogliere la palla al balzo per raccontarti che fine possono fare gli esperimenti di civic hacking quando finisce l'entusiasmo.

Coff, coff, che è tutta questa polvere?

Riutilizzo o remix?

La prima cosa che succede quando finisce l'entusiasmo è frutto del lavorare con l'openness in mente: tu - o qualcun altro - riutilizzerai le cose che hai imparato o il codice che hai scritto.
Il primo esempio è quello che è successo a TerremotoCentroItalia. I civic hacker che ci hanno lavorato hanno rimesso in gioco quello che avevano imparato lavorando a Italia a Fuoco, un progetto per raccogliere informazioni sugli incendi estivi in Italia (ne avevamo già parlato in passato).
Il secondo esempio è quello che è successo a una cosa che conosciamo come Comment Neelie, ma in realtà si chiama Making Speeches talk. Da qualche tempo è nata CommentaPA, un'iniziativa di Formez PA per rendere commentabili i documenti della Pubblica Amministrazione. Nella loro sezione Cos'è CommentaPA si legge che è "basata sul software Making Speeches Talk di David Osimo e Marcello Verona".
Riutilizzo? Remix? A te la scelta, questi progetti in ogni caso non sono certo morti.

Civic tech

La seconda cosa che succede quando finisce l'entusiasmo è che si cerca una sostenibilità a lungo termine per il progetto, magari cambiando pelle e cominciando a fare cose che si inseriscono nell'ambito del civic tech (se civic tech non ti dice assolutamente niente, ne abbiamo parlato qualche mese fa).
La settimana scorsa abbiamo segnalato un post di openpolische rispetto a settembre 2017, ha cambiato forma giuridica ed è diventata una fondazione, entrando a pieno titolo nell'ambito del civic tech.
Un altro modo di trasformarsi è quello che è successo a ConfiscatiBene 2.0: da un hackathon civico è nato un database che è stato adottato da un paio di associazioni (Libera e onData). Grazie a questo si è evoluto ulteriormente in un'inchiesta giornalistica che ha coinvolto più paesi europei e, per finire, in uno strumento consolidato per monitorare i beni confiscati alla mafia.
Queste due esperienze hanno in comune l'evoluzione di un prototipo, sebbene con soluzioni diverse.

Abbandono?

L'ultima cosa che potrebbe succedere quando finisce l'entusiasmo è sicuramente triste, ma legittima: il focus si sposta e i progetti vengono abbandonati o dimenticati.
Siamo abbastanza sicuri che sia la fine che hanno fatto i numeri civici georiferiti per Cesare Gerbino (che fino al 2015 aggiornava con una certa frequenza). Con questo non vogliamo dire che Cesare abbia smesso di fare civic hacking, anzi: il suo prototipo sui tempi di attesa nei Pronto Soccorsi è più che interessante. 
Sembra sia stato il destino anche di Il dato mancante di Andrea Cesarini, progetto per raccontare le storie nascoste negli Open Data. Le sue inchieste sono ancora online, ma, il progetto visto da fuori sembra fortemente sbilanciato tra costi e benefici (se non hai mai visto i suoi post, sei ancora in tempo per recuperare).
Monithon, invece, non sembra abbandonato ma solo silente. Si tratta di una maratona di monitoraggio civico delle politiche pubbliche in Italia e l'ultimo aggiornamento del sito è di metà 2018 (ma i canali social sono aggiornati e attivi - il che ci suggerisce che sia solo silente).
Spesso, però, i prototipi non vengono abbandonati con uno scintillante annuncio pubblico, ma con un cordoglio privato dato dalla stanchezza e dalla mancanza di sostenibilità. Inoltre, il cambiamento di focus spesso è un'evoluzione naturale e quello che sembra abbandonato, in realtà non lo è. Insomma è difficile dichiarare senza ragionevole dubbio la morte di un progetto di civic hacking.

NELLA LIBRERIA DI #CivicHackingIT

Delete. Il diritto all'oblio nell'era digitale di Viktor Mayer-Schönberger, Egea

Questa settimana abbiamo cercato di rinfrescarti la memoria. Ma era nel nostro diritto farlo?
In questo saggio (che trovi anche in formato epub) l'autore si chiede quanto sia giusto che, nell'epoca di Internet, tutto venga ricordato. La memoria della Rete è un'opportunità o una possibile fonte di danni? Il passato sembra continuamente presente (e noi con questa newsletter contribuiamo al fenomeno): per fortuna il passato di queste esperienze di civic hacking non è problematico. Ma se fossero momenti imbarazzanti? Vicende giudiziarie? Quale sarebbe l'equilibrio tra memoria e oblio? Ad esempio, da attivisti pensiamo che i dati rilasciati dalle Amministrazioni dovrebbero essere disponibili ora, come in futuro, ma se quei dati permettessero in qualche modo di risalire a noi e restassero lì anche quando non gradiamo più di essere trovati?
Non abbiamo risposte, ma leggere questo libro ci ha fatto muovere le sinapsi e abbiamo cominciato a discutere anche di questi aspetti della Rete.
Buona lettura!

Erika e Matteo
 
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